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10 Gennaio 2018 - 10:03
Il sicario del clan D'Amico, Mariano Abbagnara, sorpreso nel penitenziario di Secondigliano con 50 grammi di hashish
NAPOLI. Da babykiller della faida di Ponticelli a spacciatore di droga nel carcere di Secondigliano. È stata la reazione smodata del cane antidroga a far insospettire gli agenti della polizia penitenziaria che hanno voluto vederci chiaro. Da qui la successiva perquisizione a carico del detenuto Mariano Abbagnara mentre camminava nei corridoi dell’istituto di Napoli Nord per recarsi al passeggio con i compagni di cella. Abbagnara, che al suo attivo ha già una condanna per omicidio, è stato tra l’altro il protagonista del doculfilm “Robinù”. di nuovo nei guai. Al termine della perquisizione, addosso al giovanissimo detenuto sono stati ritrovati oltre 50 grammi di hashish che erano stati nascosti negli slip. Così si è proceduto all’arresto in flagranza di reato. Ieri si è poi celebrata l’udienza di convalida dell’arresto, nel corso della quale il pubblico ministero ha contestato ad Abbagnara il reato di detenzione di stupefacente finalizzata allo spaccio, pure aggravato dall’articolo 80 della Legge stupefacenti che, tra le plurime aggravanti specifiche, prevede quella dell’aver ceduto la droga all’interno del carcere. Convalidato l’arresto, in sede di giudizio direttissimo, Abbagnara, su suggerimento del suo legale, ha deciso di definire il procedimento con il giudizio abbreviato. Il pubblico ministero, dopo aver formulato la richiesta di condanna a un anno di reclusione, ha chiesto al giudice di applicare la misura cautelare in carcere, sostenendo che Abbagnara meritasse la misura del carcere per la gravità della condotta posta in essere nonché la sua negativa personalità, essendo già gravato sia da una condanna per omicidio a 16 anni di reclusione, sia da un’ordinanza di custodia cautelare per associazione camorristica quale elemento di spicco del clan D’Amico, sia perché si rese protagonista anche di una rivolta nel carcere. Infatti, il babykiller quando era detenuto nell’istituto minorile di Airola per l’omicidio di Raffaele Canfora, fu a capo di una sommossa, cui seguirono la devastazione delle celle e lesioni agli agenti intervenuti a sedarla. In questo difficile contesto, la difesa di Abbagnara, rappresentata dall’avvocato Dario Vannetiello, ha dovuto articolare la linea e la strategia da seguire. condanna lieve. Il giudice, accogliendo la linea difensiva, ha ritenuto che lo spaccio fosse di lieve entità, condannando Abbagnara alla pena di sei mesi di reclusione. Non solo, il Tribunale ha anche condiviso quanto sostenuto dal difensore circa l’inapplicabilità della custodia cautelare in carcere, rigettando in toto la richiesta di applicazione della misura cautelare. Per Abbagnara a breve si aprirà un altro capitolo della sua già travagliata e combattuta storia giudiziaria. Infatti, dopo il secondo annullamento disposto dalla Corte di cassazione in accoglimento dei ricorsi proposti dall’avvocato Vannetiello, si dovrà discutere per la terza volta innanzi al Riesame di Napoli per stabilire se sussistano o meno i gravi indizi in ordine alla sua appartenenza al clan D’Amico. Nel frattempo il processo di merito a carico della cosca è ancora in piena fase dibattimentale.
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