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Egemonia culturale nelle mani dei delinquenti, de Magistris: affermazione ingenerosa

Egemonia culturale nelle mani dei delinquenti, de Magistris: affermazione ingenerosa

La risposta del sindaco alle parole del procuratore generale Riello all'inaugurazione dell'anno giudiziario

NAPOLI. Napoli e in Campania «l'egemonia culturale non è nelle mani dei galantuomini, ma dei delinquenti». Così il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, in un duro passaggio della sua relazione in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. «Il fatto indiscutibile che a Napoli e nella nostra regione i galantuomini siano in numero decisamente maggiore dei delinquenti non può farci credere, come acutamente ha argomentato Antonio Polito, che l'egemonia culturale sia nelle mani dei primi e non dei secondi. Anzi, purtroppo, è vero il contrario ed è questo il vero aspetto dolente», ha aggiunto Riello secondo cui «perfino in società più omertose e più abituate al dominio della violenza la “parte buona" della popolazione è riuscita a farsi sentire nei momenti topici e a provocare una ribellione morale che qui da noi non scatta mai». Una «ribellione morale», ricorda Riello, «come quella che a Palermo, dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio si tradusse in una forte e inequivocabile reazione civile che sorresse la risposta dello Stato. Qui no, se si eccetuano qualche corteo o fiaccolata a cadaveri caldi. Poi silenzio, anzi un muro di omertà». 

ALLARME BABYGANG. Contro le «violenze sconvolgenti» delle baby gang «dobbiamo schierare un esercito di insegnanti» ha detto il procuratore Riello. «Non siamo qui per diffondere allarmismi - ha aggiunto Riello - ma nemmeno per nascondere la testa sotto la sabbia e far finta che vada tutto bene. Le violenze sconvolgenti che vedono minorenni come protagonisti e vittime non costituiscono una amara sorpresa inflittaci dal “destino cinico e baro", ma solo l'ultimo anello di una catena di fatti pur diversi che concretizzano gravissime ferite al livello di civiltà e vivibilità di questa nostra terra splendida e vitale». Riello sottolinea come «il dato statistico veda una riduzione del numero complessivo di procedimenti a carico dei minorenni», ma spiega anche che «il dramma della violenza giovanile non si risolve solo con la falce della repressione e sul solo terreno processuale. Per loro dobbiamo schierare “un esercito di insegnanti", una scuola che funzioni, dobbiamo innestare nelle periferie germogli di cultura». 

DE MAGISTRIS. «A Napoli l'egemonia culturale è in mano ai delinquenti? Non sono d'accordo». Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris (nella foto Agn), chiamato a commentare quanto dichiarato dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello nella sua relazione in occasione dell'apertura dell'Anno giudiziario 2018. Secondo de Magistris si tratta di un'affermazione «profondamente ingenerosa nei confronti della stragrande maggioranza dei napoletani che ha scelto di riscattare questa comunità, dei napoletani che sono diventati protagonisti del loro destino e che sono le vittime di pochi delinquenti. Oggi l'egemonia culturale a Napoli è fatta delle tante associazioni, dai comitati, dai movimenti sociali. Non vedo una Napoli al capolinea che si deve riscattare, ma una Napoli che si sta già riscattando». De Magistris ha invece spiegato di condividere «l'analisi di tutti gli altri intervenuti, compreso il procuratore generale, secondo i quali quella minoranza, pericolosa, allarmante e da non sottovalutare, dobbiamo sconfiggerla tutti insieme. Sono il primo a dire che c'è bisogno di più Stato per non interrompere questa rivoluzione culturale che solo noi sappiamo cosa ci costa ogni giorno. Serve il contributo di tutti e probabilmente anche un senso di autocritica da parte di tutti, io lo faccio tutti i giorni». De Magistris ha respinto anche il concetto di una società civile che non reagisce: «Ci sono tantissimi comitati, cortei, manifestazioni. Semmai, e questo lo condivido, c'è il tema che chi vede deve denunciare e parlare, ma non si può dire che Napoli sia una città omertosa. Bisogna anche comprendere chi ha paura e che non vede un controllo del territorio così ferreo come dovrebbe essere, o le sentenze passate in giudicato e non eseguite. Nelle ultime vicende c'è stata invece una grande collaborazione. Semmai, se non c'è un elevato numero di denunce, lo Stato dovrebbe interrogarsi su questo», ha concluso De Magistris.

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