Costretto sulla sedia a rotelle, ora rischia lo sfratto. L'ex portiere: datemi una casa
01 Febbraio 2018 - 15:40
Un incidente gli ha tolto abilità motorie e lavoro, adesso il condominio rivuole l'appartamento
NAPOLI. «Non so dove andare». Quattro semplici parole. Sono quelle che verbalizza anche l’ufficiale giudiziario Giorgio Russo, a lavoro per una sentenza di sfratto esecutivo, giunta ieri all’ennesimo rinvio. Ha poco altro da dichiarare nel verbale ufficiale Ciro Pagano (nella foto), che rischia di restare fuori dalla casa in cui vive con la compagna e la figlia di 16 anni. Dal 2012 è costretto sulla sedia a rotelle, facendo fatica a muovere anche il braccio sinistro. La vita di Ciro è cambiata in un caldo giorno di luglio. Poi la caduta che gli ha tolto l’uso delle gambe e quel vigore “da toro” come dice chi lo conosceva bene da prima. Ma non solo. Gli ha tolto anche il lavoro e la casa, anche se ci vive ancora. Nel piccolo e umido appartamento all’interno di un parco di via Camillo de Nardis, strada interna di via Cilea al Vomero, Ciro ci abita da quasi 30 anni. Era il 1984 quando ha iniziato a lavorare come portinaio in quel parco. «Una volta fermai un ladro che voleva svaligiare un appartamento al sesto piano.» ricorda Ciro, «Appena lo vidi, salì sopra come un fulmine e gliele diedi di santa ragione». Altri tempi, per Ciro. Oggi non può più lottare in difesa del suo condominio. Ora deve far guerra con carta, penna e tante telefonate a dirigenti del Comune alla ricerca di una casa per sè, la sua comagna, una donna dell’est disoccupata, e la loro figlia 16enne. A combattere con lui c’è l’avvocato Guido D’Amelio, che segue con affetto quasi da figlio la vicenda, e gli attivisti dell’associazione CittadinanzAttiva, su tutti la coriacea Stefania Cappiello. Ieri, quando è arrivato l’ufficiale giudiziario, insieme con l’avvocato che rappresenta il condominio, c’erano anche loro. Attorno al tavolo del piccolo e umido ambiente che fa da cucina e salotto, tutti vogliono trovare una soluzione per Ciro. È l’ennesimo appuntamento di una vertenza che va avanti ormai da più di 4 anni. L’appartamento, umidissimo, è legato al lavoro di portineria e quindi, con l’inabilità al lavoro conseguente all’incidente, l’ex portinaio ha perso anche la casa, che di fatto ora occupa abusivamente. Ma non solo il condominio vuole che Ciro lasci l’appartamento, anche lui stesso cerca una sistemazione adeguata alle sue esigenze: «Mia figlia non può vivere in queste condizioni, e nemmeno io. Ho bisogno - spiega - di un ambiente asciutto per le patologie di cui soffro, con quest’umidità finisco per atrofizzarmi». Prima che inizi l’incontro con l’ufficiale giudiziario, il signor Pagano racconta quel drammatico 15 luglio 2012. Aveva accompagnato la figlioletta in piscina. «Scendevo le scale che portano alla piscina. Di fronte a me stava salendo una signora con due bambini per mano. Faccio per spostarmi per farle spazio. Sul lato, però, non c’era il tappeto-antiscivolo. Così perdo l’equilibrio e sbatto forte sull’ultimo gradino». Dà un pugno forte sul tavolo con la mano sinistra, quella che gli funziona meglio, per far percepire meglio il rumore della caduta. «Non volevo far preoccupare mia figlia, ma non mi sentivo più gli arti» racconta Ciro. Da lì in poi il lungo calvario. Settimane in ospedale, la riablitazione per 6 mesi a Imola, dove viveva uno degli altri tre figli di un precedente matrimonio, tutti grandi e chi più chi meno “sistemati”. Poi ad inizio 2013 il ritorno a casa. Da lì in poi la ricerca di un compromesso con il condominio: «Avevo chiesto di pagare 250, euro al mese, ma non hanno ritenuto l’offerta congrua - spiega - avrebbero accettato 300 euro mensili, ma volevano gli arretrati. Io dispongo di 1000 euro al mese, ho anche un ricorso in atto perchè mi hanno tolto l’accompagnamento. Non posso permettermi questi soldi, nè un affitto altrove». Ed allora l’appello disperato: «Ho lavorato tutta la vita, ho pagato le tasse. Ora sono in difficoltà e le istituzioni devono aiutarmi. Ho bisogno di una casa». A maggio ha inviato protocollata una richiesta al Comune per ricevere un bene confiscato, seguendo la pratica virtuosa già utilizzata per Annamaria Aletto. Il “Roma” raccontò quella storia, la signora dopo una lunga battaglia ha ricevuto un bene confiscato. Ieri era anche lei dal signor Ciro, per dargli sostegno e raccontargli di come ha risolto il problema. CittadinanzAttiva ha già individuato un bene confiscato che sarebbe adatto al signor Pagano e alla sua famiglia. L’ha segnalato a Palazzo San Giacomo, al prefetto e al questore. Per ora nessuna risposta. Intanto il tempo passa. Il 27 febbraio l’ufficiale giudiziario sarà di nuovo a casa di Ciro. Tutti al tavolo attendono risposte.
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