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09 Febbraio 2018 - 14:49
Svolta nelle indagini sul duplice omicidio: i killer erano nascosti in via Janfolla
NAPOLI. Una frattura interna, tanto clamorosa ad aver portato ad un agguato con una matrice più che chiara. Biagio Palumbo e Salvatore Mele sono stati assassinati perché aveva alzato la testa e pensato di poter mettere nel loro piatto quanto era dei Lo Russo. Una strategia comune a molti in quella zona dato che dopo il pentimento dei fratelli Lo Russo si è tornati a fare fuoco con molta frequenza. Questo è dovuto principalmente al fatto che ognuno dei contendenti vuole prendere per sé la parte che era del clan. Non tanto la risposta dei Nappello al duplice omicidio, quanto una risposta dei vecchi “signori” del clan Lo Russo a chi pretendeva più spazio. Ecco la chiave di lettura del duplice agguato che due sere fa ha fatto piombare la zona nord di Napoli nella paura.
Capizona a “Miano di sotto” degli ex Nappello, un gruppo di “scissionisti” (o “girati”) dal clan che voleva prendersi l’intera eredità camorristica dei Lo Russo: droga, molta, ed estorsioni, poche. Ma nell’equilibrio che sembrava si fosse consolidato nel quartiere, soprattutto rispetto a “Miano di sopra”, qualcosa si è rotto di nuovo. Così, ieri sera sono stati uccisi il 52enne Biagio Palumbo, braccio destro del boss oggi pentito Carlo Lo Russo nell’epoca d’oro dei “Capitoni”, e Antonio Mele, 56enne, lo stratega dell’organizzazione malavitosa. Entrambi scarcerati da pochi mesi dopo molti anni di detenzione e attualmente ritenuti vicini al ras Pasquale Angellotti, anch’egli tornato libero da non molto tempo. La pista principale seguita dagli investigatori condurrebbe al gruppo Nappello, ma non sono escluse altre ipotesi. Tanto più che i pochi affiliati ai Lo Russo rimasti liberi in zona, secondo alcuni avrebbero fatto gruppo con i “girati” e secondo altri inquirenti si starebbero riorganizzando da soli.
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