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16 Febbraio 2018 - 19:49
Nello schianto morì il figlio 24enne del giudice Chiappetta. L'assicurazione paga 1.375.840 e prova a rivalersi sul responsabile del sinistro. Invano
TORRE ANNUNZIATA. Sette anni fa, in un drammatico incidente stradale, perdeva la vita un giovanissimo avvocato, il 24enne Andrea Chiappetta, figlio del giudice Stefano Chiappetta. Al ragazzo prematuramente scomparso venne intitolata anche un’aula del Tribunale di Torre Annunziata, dove si stava formando e dove il padre lavorava.
Ebbene, il processo per il risarcimento delle persone rimaste vittime in quel sinistro che coinvolse bel tre autovetture, ha un epilogo che merita di essere raccontato. Dopo quell’incidente, infatti, Emanuele Spera (che guidava l’auto in stato di ebbrezza e senza patente, poiché gli era stata sospesa) ha venduto tutto il suo patrimonio immobiliare, per sottrarsi al pagamento dei danni ai 4 feriti. Spera era alla guida di una Toyota e risultò che non era in possesso della patente, per giunta era anche positivo all’alcoltest.
Con un lungo iter giudiziario, le compagnie assicuratrici hanno indennizzato un po’ tutti e volevano rivalersi su Spera, in quanto se il guidatore è ubriaco l’assicuratore non copre i danni.
O meglio, l’assicurazione paga i terzi, ma poi si rivale su coloro che hanno “aggravato il rischio”.
La società AXA ha proposto un’azione revocatoria (in soldoni: un’azione per far tornare indietro “il bene” e dichiarare inefficace la vendita) contro Spera. Ma il Tribunale l’ha rigettata e li ha condannati alle spese. Per Andrea Chiappetta sono stati risarciti 1.375.840 euro - corrisposti agli eredi Chiappetta.
Particolare curioso: il patrimonio immobiliare di Spera (quello sul quale avrebbe voluto rivalersi l’assicurazione) è finito nelle mani del Antonio Somma, famoso per essere il patron della Bivans, la maggiore scuderia italiana di cavalli da trotto e rinomato broker stabiese, salito agli onori della cronaca per essere impegnato in azioni giudiziarie su Londra e New York, sul quale hanno indagato anche investigatori israeliani e a cui furono sequestrati centinaia di migliaia di euro, poi dissequestrati dal Tribunale di Torre Annunziata.
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