I cardiologi propongono di prendere in carico gli ammalati oncologici per evitare il peggio. Domani a Napoli Congresso all'istituto Pascale e il 23 all'hotel Royal
NAPOLI. L'oncologia fa progressi ma i pazienti rischiano il cuore per le conseguenze avverse delle cure chemioterapiche. È quanto emerso da un recente studio sulle cause di decesso in 1.807 pazienti sopravvissuti al cancro: in un follow-up di 7 anni, si è evidenziato che il 33% muore per disturbi cardiaci e il 51% per la malattia per la quale era realmente un cura, cioè di tumore. Praticamente un paziente su tre muore non di cancro ma a causa delle terapie oncologiche. Tutto ciò si potrebbe evitare solo se al momento della diagnosi e prima della scelta della terapia oncologica si accedesse e si venisse presi in carico da una struttura cardioncologica, per individuare e trattare in maniera aggressiva eventuali fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, diabete, ed intervenire precocemente in caso di patologie cardiache non diagnosticate come la disfunzione ventricolare sinistra, la cardiopatia ischemica, aritmie, problemi tromboembolici, ma principalmente intervenire in caso di urgenza cardiovascolare. "È per questo motivo - spiegano Nicola Maurea, direttore della Struttura Complessa di Cardiologia, e Michelino De Laurentiis (nella foto), direttore della Uoc di Oncologia Clinica Sperimentale di Oncologia del Pascale, copresidenti dei due Congressi che si terranno a Napoli, il primo al Pascale e il secondo all'Hotel Royal dal 21 al 23 febbraio - abbiamo organizzato con il direttore generale Attilio Bianchi e il direttore scientifico Gerardo Botti gli eventi che si svolgeranno in partnership con il Dipartimento di Cardiologia dell' MD Anderson Cancer center di Houston, Universita' del Texas, e la Divisione di Cardioncologia del Vanderbilt Heart medical center di Nashville".
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