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06 Marzo 2018 - 09:47
Dal 1986 gli scavi archeologici vanno avanti senza esproprio dei fondi. Poprietari vincono in Tribunale, ma nessuno paga
CASTELLAMMARE DI STABIA. Continui soprusi. La Soprintendenza speciale di Pompei - e con essa il Ministero dei Beni Culturali - hanno preso possesso dal 1986 della collina di Varano. L'obiettivo è lodevole: effettuare nuove ricerche nell'antica Stabiae e assicurare la sicurezza delle ville romane. Ma qualcuno "paga". E questi sono i proprietari dei fondi che non hanno mai visto formalizzato l'esproprio (né hanno ricevuto mai un euro) nonostante siano ricorsi in Tribunale e - da oltre un anno - hanno vinto la causa. La Soprintendenza, secondo il Consiglio di Stato giursidizionale Sezione VI, la Soprintendenza speciale di Pompei e il Mibact hanno fatto un "uso strumentale del potere di occupazione d’urgenza" di quell'area. E lo hanno fatto ricorrendo a procedimenti d'urgenza temporanea validi per 12 mesi. Di questi provvedimenti ne sono stati emessi quasi 12... Se questi non sono soprusi...
Villa Arianna è una preziosa domus patrizia dell’antica Stabiae, emersa nella campagna di scavi del 1749, durante il regno di Carlo di Borbone, e successivamente, nel 1950, grazie ai cantieri che avviò il preside Libero D’Orsi.
Il turista che la visita ha la fortuna di ammirare una villa residenziale romana - di stile imperiale - che sorge sulla collina di Varano
Ma i proprietari di quel tratto della collina, diventata ormai area della Soprintendenza Speciale di Pompei, ha ben poco da gioirne. Dall’emergere delle rovine dell’antica Stabiae, i De Martino hanno perso il diritto al godimento del proprio terreno. È normale che ciò avvenga: il possesso privato del fondo non può coesistere con gli scavi archeologici.
Pertanto, da oltre un ventennio, i eredi De Martino chiedono alla Soprintendenza di formalizzare un decreto di esproprio e di liquidargli il dovuto. Ma, finora, lo hanno visto dal binocolo. (Tutti i dettagli sul ROMA in edicola oggi).
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