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11 Marzo 2018 - 10:18
Omicidio Malavita, l'ordine partì dal ras Riccio
NAPOLI. «Ha sparato “vocca vocca”... hai capito? Me l’ha detto Marco». Così si espresse, parlando alla madre e ignaro che una microspia lo registrasse, il figliastro di Pasquale Malavita due mesi dopol’omicidio. Si era informato in giro, arrivando alla conclusione che l’agguato era stato compiuto da affiliati alla Vanella, lo stesso clan al quale era legato il 43enne ucciso. Ma con una convinzione in più: l’ordine era arrivato da qualcuno più in alto. Ecco cosa disse quel giorno Isidoro M. alla madre, Maria M., moglie di Pasquale Malavita. «Ha detto Marco comunque (riferendosi a un suo amico non identificato con certezza, ndr) che... ha detto sicuramente... ha detto attraverso la voce... sono stati loro... impossibile che è qualcun altro... ha detto cento cento sono stati loro per forza... però ha detto... ha detto non penso che è partito da là. Penso che è qualcuno più alto... ha detto che è partito da una persona più...». Dell’omicidio di Pasquale Malavita devono rispondere in cinque in stato d’arresto (tutti comunque da ritenere estranei fatti fino all’eventuale condanna definitiva oltre che fino a prova contraria): Mario Riccio detto “Mariano”, Fabio Magnetti soprannominato “Vocca vocca”; Giuseppe Magnetti “’o mocillo”, Umberto DeVitale; Alessandro Grazioso e Umberto De Vitale.Tutt gli indagati erano già detenuti per altri reati e così i carabinieri di Castello di Cisterna, autori dell’indagine con il coordinamento della Dda, hanno notificato loro nelle rispettive carceri il provvedimento restrittivo emesso dall’ufficio gip del Tribunale di Napoli. In sostanza “Mariano” Riccio acconsentì alle richieste dei ras della Vanella Grassi, allora sottogruppo degli Amato-Pagano. Il 43enne originario di Secondigliano,che in quel periodo si era trasferito a Villaricca, si lamentava della gestione degli affari e della sua “mesata”. Perciò aveva minacciato di andare dalle forze dell’ordine a denunciare i soci di camorra.
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