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Le "cimici" dei Di Lauro per depistare le indagini

Le "cimici" dei Di Lauro per depistare le indagini

Microspie non bonificate. “’O cavallaro” voleva inquinare anche l’inchiesta sul delitto di Fulvio Montanino

di Luigi Sannino

NAPOLI. È l’ultima frontiera, il baluardo finale per resistere alla pressione sempre maggiore di inquirenti e investigatori. Il depistaggio attraverso lo stesso strumento, tra i più efficaci utilizzati nel corso delle indagini: le microspie. Uno stratagemma di cui durante l’inchiesta culminata nel blitz del 1 marzo scorso si sono serviti, ma senza successo, Giovanni Cortese “’o cavallaro”, ras del clan Di Lauro, e Aniello Apredda. Ma l’attenzione degli uomini dello Stato è aumentata ancora di più perché il tentativo di inquinamento delle prove potrebbe ripetersi. In sostanza Giovanni Cortese si è accorto che nell’autovettura da lui abitualmente usata c’era una microspia e invece di bonificare la macchina, come generalmente succede in casi del genere, ha fatTo finta di nulla, continuando a parlare in maniera tale da depistare gli investigatori. I quali, inizialmente perplessi, hanno poi capito il trucco.

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