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Pignasecca, consiglio municipale in piazza per dire no alla paura e alle stese

Pignasecca, consiglio municipale in piazza per dire no alla paura e alle stese

Assise pubblica domani a Montesanto per affrontare un problema che sta snaturando il quartiere

di Antonio Sabbatino

NAPOLI. Un consiglio municipale all’aperto in piazza Pignasecca come «segnale chiaro» da inviare «a coloro che con la violenza credono di potersi impossessare del territorio. Piazza Pignasecca è un luogo simbolo dell'anticamorra, è una piazza deracketizzata che in passato si è opposta al pizzo, la Pignasecca e il quartiere Montesanto continueranno ad opporsi alla malavita e al malaffare». La camorra, le sparatorie non possono e non devono fare paura e per tale motivo la Seconda Municipalità dà appuntamento a domani alle 17 a cittadini e associazioni per intraprendere un unitario percorso di tutela di un posto storico. Dopo il rinvio di una settimana fa a causa del maltempo, il civico consesso è pronto a celebrare la seduta aperta a tutti e indetta su una pubblica piazza. A metà marzo, addirittura tre le “stese’’, le oramai famigerate sparatorie in aria, in tre giorni. Alcuni proiettili si sono addirittura conficcati nei palazzi. In uno dei tre casi, è stato utilizzato addirittura un kalashnikov. La gente è giustamente preoccupata, ma la reazione emotiva c’è. «E sono sicura continuerà ad esserci» afferma Angela Parlato, consigliera di DemA, insegnante di scuola elementare e storica abitante di Montesanto. È lei a introdurci nei “meandri’’ del quartiere. «Montesanto e la Pignasecca sono in continua evoluzione. Ora in tanti parlano di quanto è successo con le stese e dei criminali che vogliono padroneggiare, ma dagli anni ’70 qui s’è sviluppato un tessuto sociale fatto di studenti universitari che poi si sono formati e sono rimasti qui diventando avvocati, medici, professori. E sono figure che non vogliono restare ai margini, ma contribuiscono fattivamente per rendere Montesanto sempre e comunque accogliente. Lo stesso fanno gli esercenti, le associazioni e i comitati». Una linea della Cumana e della linea 2 della metropolitana che lo rendono un continuo tran-sito di visitatori e di turisti che scattano fotografie ai pescivendoli, ai pizzaioli diventati icone del folclore partenopeo: Montesanto certamente brulica di vita. Altro aspetto e prerogativa della zona è la multietnicità, con una colonia nutrita di cittadini capoverdiani, sri lankesi, latinoamericanti. Nessuno ovviamente nega i problemi. Al di là delle stese e delle cosche del centro storico che vogliono impadronirsi del territorio, spesso la pulizia è carente, i rifiuti giacciono a terra e l’abbandono di alcune strutture non manca. Ma questi sono problemi comuni a tutti i quartieri di Napoli, compresi quelli definiti “bene”. Simbolo del decadimento di Montesanto sono le scale mobili del Paradiso, mai entrate in funzione nonostante una inutile inaugurazione 10 anni fa. E proprio la consigliera Parlato se ne sta occupando. «Qui – rafforza il concetto - ci sono colori e suoni che si mischiano. Attrarre turisti rimane una delle sfide principali perché anche questo è centro di Napoli. La camorra non ci impaurirà perché il quartiere Montesanto è nostro e non di chi lo vuole distruggere a colpi d’arma da fuoco, e noi vogliamo riprendercelo». Luca, giovane studente di lettere all’Orientale, dice di sentirsi «a casa ogni volta che da Bagnoli, dove abito, scendo alla stazione della Cumana. E poi m’affascina vedere cittadini provenienti da contesti culturali diversi dal nostro. Certo ci sono ragazzini che a volte hanno atteggiamenti da bulli, ma quelli ci sono ovunque».  Intanto Montesanto si appresta a rimettere le cose a posto. Basterà un consiglio municipale? Certo che no. Ma il segnale sì, quello è forte e lo sentiranno tutti.

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