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31 Marzo 2018 - 13:25
Il diktat di Patrizio Vastarella agli affiliati perché dopo il furto non usciva il colpevole. Il racconto del pentito
di Luigi Sannino
NAPOLI. Il furto del motorino subito dalla moglie del boss Patrizio Vastarella diventa uno scandalo, un affronto insopportabile. E così, non trovandosi il colpevole nonostante il pestaggio a uno dei “sospetti”, tutti i “mariuoli” del rione Sanità fanno una colletta affinché venga ricomprato. Poi tutti tranquilli, il torto è riparato e la microcriminalità può ricominciare a “lavorare”, senza però oltrepassare i limiti imposti dalla criminalità organizzata. Gomorra? Sì, ma fatti reali. Accaduti agli inizi del 2016 secondo il pentito Rosario De Stefano, uno che conosce ogni angolo dei vicoli cari a Totò. Ha frequentato in passato i Misso, i Vastarella e i Lo Russo, trovandosi implicato nell’omicidio di Pietro Esposito detto “Pierino”. È lui a raccontare ai pm antimafia e ai poliziotti della squadra mobile della questura (che hanno inferto un duro colpo ai Vastarella lo scorso 3 marzo) retroscena importanti su vicende accadute tra il 2016 e il 2017. Uno spaccato inquietante di camorra, di cui si riportano alcuni passaggi con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria.
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