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31 Marzo 2018 - 18:36
Mercoledì corteo e premiazione degli studenti con borse di studio
GRUMO NEVANO. Il 4 aprile del 1988, Tammaro Romano (nella foto), sovrintendente principale della Polizia di Stato, libero dal servizio, moriva dopo alcuni giorni in ospedale. Era stato colpito dai banditi che aveva cercato di fermare a seguito di una rapina. Venne insignito della medaglia d’oro al valore civile. La città lo ricorderà a 30 anni dalla scomparsa con una cerimonia speciale. Un evento che si ripete da quella data ogni anno. A lui la sua città ha dedicato una stele ed una piazza. Nella vicina Frattamaggiore, la strada dove affaccia il commissariato di polizia, reca il suo nome. Nel trentennale del suo sacrifico, la famiglia ha inteso promuovere due borse di studio, da destinare ai ragazzi delle scuole dell’obbligo cittadine. Mercoledì mattina la cerimonia. Si comincia con un corteo con le massime autorità cittadine e provinciali, dalla casa comunale fino alla vicina piazza dedicata al poliziotto per deporre una corona di alloro. Tammaro Romano, 36 anni, era sovraintendente della Polizia di Stato in forza alla Questura di Napoli. Il 31 marzo di 30 anni fa, libero dal servizio, mentre si trovava in un negozio di un amico a Grumo Nevano, alcuni malviventi fecero irruzione nell’esercizio commerciale. Il sovrintendente Romano reagì estraendo la pistola d’ordinanza e puntandola contro uno dei criminali il quale però ingaggiò con lui una violenta colluttazione nel corso della quale entrambi rimasero feriti. Il rapinatore nonostante la ferita riuscì a fuggire, mentre il sovraintendente Tammaro Romano venne portato immediatamente all’ospedale Cardarelli di Napoli ma le sue condizioni apparvero subito disperate: morì alcuni giorni dopo, il 4 aprile, lasciando moglie e tre figli. “Grumo Nevano ricorda Tammaro Romano, il Sovrintendente Principale della Polizia di Stato, che il 4 aprile 1988, mentre adempiva il proprio dovere, sacrificò la sua vita in nome degli ideali in cui credeva: il senso della giustizia e della legalità. Quando si muore per ciò in cui crede non si muore invano, morire per un ideale significa vivere per sempre nella vita degli altri, come esempio, come monito a costruire un mondo migliore, applicando quei principi e quei valori che danno un senso all’esistenza individuale e comunitaria”: su questa traccia gli allievi si sono cimentati in un elaborato, i due migliori saranno premiati in margine alla manifestazione nell’aula consiliare. Alla premiazione prenderanno parte la famiglia del poliziotto eroe, la vedova, i sindaci di Frattamaggiore Marco Antonio del Prete, e quello facente funzioni di Grumo, Carmine D’Aponte, la dirigente scolastica del comprensivo Matteotti-Cirillo, Giuseppina Nugnes; il questore di Napoli, Antonio De Jesu; la dirigente del commissariato di polizia di Frattamaggiore, Rachele Caputo, un delegato del prefetto di Napoli, rappresentanti dell’Arma dei carabinieri ed altre autorità civili e religiose. Presenta il giornalista Giuseppe Maiello.
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