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05 Aprile 2018 - 13:17
I boss dei Di Lauro in piazza al Terzo Mondo per celebrare la cacciata degli Amato. Il pentito: «Invitano i neomelodici e poi dal palco offendono i nemici»
di Bruno Pavone
NAPOLI. Come in “Gomorra”, anzi peggio che in “Gomorra”. Quando la realtà supera di gran lunga la finzione. E ogni verbale dei pentiti è un fiume in piena difficile da arginare. Così come quando si legge la trama di un film dell’orrore così è quando si estrapolano racconti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Uno di questi è Carlo Capasso, detto “Carletto”, un ex fedelissimo dei Di Lauro, la cosca che per anni ha dominato gli affari di camorra tra Secondigliano e Scampia, poi schiacciata dagli arresti e dalle faide e adesso tornata in auge grazie alle scarcerazioni dei padrini che via via stanno lasciando la galera. Capasso racconta i retroscena di quella che era la vita durante la faida. Tanti particolari che sono stati inseriti nell’ultima ordinanza che ha travolto la cosca della Vanella Grassi e ha portato anche all’arresto di Salvatore Di Lauro, uno degli otto figli del capoclan Paolo. Racconta che Cosimo, prima di essere arrestato festeggiava la faida di Scampia, la “cacciata” del nemico storico Raffaele Amato dal suo territorio. Innanzitutto dal Terzo Mondo. E lo faceva nel modo più plateale possibile: con una festa in piazza, dove invitava i cittadini del rione che potevano ascoltare liberamente concerti di neomelodici in voga. Una ricorrenza che si è ripetuta per ogni anno anche dopo il suo arresto, come se la morte di oltre ottanta persona (nella faida tra il 2004 e il 2005) fosse qualcosa da festeggiare. Sta di fatto che è andata così. Ecco uno stralcio del verbale di Capasso, ritenuto uno dei pentiti più attendibili della zona nord di Napoli, killer di precoce e grande conoscitore di fatti.
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