Napoletani scomparsi, famiglie offrono due milioni di pesos
05 Aprile 2018 - 19:38
L’annuncio sta passando su tutti i canali messicani, nella speranza che qualcuno si faccia avanti
NAPOLI. Due milioni di pesos, circa ottantamila euro. A tanto ammonta la ricompensa per chiunque possa fornire informazioni circa i tre napoletani scomparsi in messico il 31 gennaio scorso. Due milioni di pesos da paragonare ai quaranta euro circa per i quali gli agenti della polizia di Jalisco ha venduto Raffaele e Antonio Russo, e Vincenzo Cimmino, al cartello malavitoso di Tecalitlan che li ha fatti sparire. Due milioni di pesos che potrebbero riaccendere la speranza di trovarli vivi.
La famiglia di Raffaele, Antonio e Vincenzo, sta facendo di tutto per i propri cari e per svelare il mistero che attanaglia la loro fine. Sono vivi? Sono stati uccisi? Da chi sono stati rapiti? Al momento sono tutte domande che non hanno avuto risposta.
L’annuncio della ricompensa sta passando su tutti i canali messicani. E con questo da Napoli sperano di aver mosso le acque almeno un po’. Soprattutto dopo che il legale della famiglia Russo, la settimana scorsa, aveva detto che le autorità messicane ritenevano che i tre uomini fossero ancora vivi.
Intanto le stesse autorità centroamericane non sono riuscite a farsi dire dai poliziotti accusati e incarcerati per aver venduto i tre al cartello malavitoso, quale fosse la banda che li aveva rapiti. La zona di Jalisco è nota per i rapimenti lampo, specie di stranieri, ad opera di bande vicine ai narcotrafficanti in cambio di denaro. Ma in questo caso la richiesta di riscatto dovev arrivare immediatamente ad uno dei familiari, a maggior ragione che uono dei figli di Raffaele Russo, Francesco, si trovava ancora in Messico ed è rientrato solo alcuni giorni dopo la sparizione dei tre.
Anche la Farnesina sta lavorando al caso attivando tutti i suoi canali, istituzionali e no, per capire che fine abbiano fatto i tre uomini. Ma sono trascorsi più di sessanta giorni dalla sparizione e notizie non se ne sono avute. Da qui l’idea da parte dei familiari dei napoletani, di promettere una lauta ricompensa a chi fosse riuscito a dare qualche indicazione sulla sorte degli uomini.
D’altronde le donne della famiglia Russo avevano anche “minacciato” di recarsi personalmente a Jalisco per «riprendersi i propri familiari» visto che nè il governo Italiano nè tantomeno quello messicano avevano davvero fatto qualcosa per ritrovarli (nella foto l’annuncio delle donne della famiglia). Una eventualità bocciata immediatamente vista la pericolosità del viaggio.
I tre napoletani si erano recati in Messico per lavoro, avrebbero venduto dei generatori pezzottati, di provenienza cinese, spacciandoli per macchinari di alta tecnologia tedesca. E sono in molti a credere che questo imbroglio possa essere alla base della loro sparizione. Ma anche adesso siamo solo nel campo delle ipotesi. E la verità è davvero un percorso molto lungo per chi, a Napoli, attende con trepidazione ogni piccoo indizio.
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