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Arturo, 15enne incastra gli altri indagati e accusa il figlio del boss

Arturo, 15enne incastra gli altri indagati e accusa il figlio del boss

Confessa uno del branco: "Sono io nel video, ma non ho accoltellato". Per il pm le prove sono sufficienti e chiede il processo sprint

di Bruno Pavone

NAPOLI. Alla fine è arrivata la confessione. Uno dei ragazzi arrestati per l’aggressione ad Arturo ha raccontato la sua verità che il pubblico ministero ha ritenuto valida tanto che che ha chiesto il processo sprint per tutti e tre gli indagati che sono in carcere mentre l’archiviazione per gli altri due ragazzi coinvolti. «Sono io quello del video e i ragazzi che erano con me sono quelli che avete arrestato». Non ha avuto esitazione e poi ha chiesto a scusa ad Arturo per quello che gli hanno fatto. Gli investigatori ritengono che a usare il coltello si stato il 13enne e che sia lui ad aver sferrato le coltellate al collo del povero Arturo.  Non ha avuto alcun dubbio. Lo ha osservato per  qualche istante dietro lo “specchio magico”, dopo di che ha pronunciato le fatidiche parole che a questo punto potrebbero davvero rappresentare il punto di svol-ta nell’indagine: «Sì, è stato lui, gli occhi azzurri sono proprio i suoi». Arturo, il giovane liceale brutalmente accoltellato il 18 dicembre scorso in via Foria, ha riconosciuto in sede di incidente probatorio uno dei suoi quattro aggressori. Finisce così per complicarsi ulteriormente, e forse in maniera irreversibile, la posizione di G.P., alias “Tic Tac”, 16enne di SanCarlo all’Arena nonché ultimo della gang a finire in manette all’inizio del mese che sta volgendo al termine. 

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