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05 Maggio 2018 - 17:45
Nel momento in cui il cardinale Crescenzio Sepe ha prelevato l'ampolla dalla teca il sangue già era sciolto. Tra i presenti Emanuele Filiberto di Savoia
NAPOLI. Si è ripetuto il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro. Quella del sabato che precede la prima domenica di maggio è la prima delle tre date in cui è atteso il miracolo di San Gennaro, insieme al 19 settembre, giorno del Santo Patrono, e il 16 dicembre. All'uscita dal Duomo e durante la processione che ha portato il busto e l'ampolla nella basilica di Santa Chiara, il sangue all'interno dell'ampolla appariva già sciolto ed è stato riconosciuto tale anche dai fedeli. Tra i presenti al rito anche il principe Emanuele Filiberto di Savoia. Regione e Comune erano rappresentati dall'assessore Amedeo Lepore e dal vicesindaco Raffaele Del Giudice.
"PATRONO SOFFRE CON POPOLO PER DISAGIO FAMIGLIE". "San Gennaro vede, sa e soffre, con il suo popolo, per il disagio anche economico in cui si dibattono tante persone e tante famiglie; per le privazioni e rinunce cui sono costretti in molti; per il dolore di chi ha perduto il lavoro o non lo ha mai avuto; per le sofferenze di quanti sono negli ospedali o nelle carceri; per la tristezza di chi è solo; per la povertà crescente". Così il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, durante l'omelia per le celebrazioni di San Gennaro, nella basilica di Santa Chiara, dove il busto del santo e le ampolle contenti il suo sangue sono giunti accompagnati dalla processione di fedeli che dal Duomo è arrivata alla chiesa di Santa Chiara, percorrendo le vie del centro antico.
"SANGUE DELLA MALAVITA RESTA CANCRO DI QUESTA TERRA". "San Gennaro ha attraversato le strade del nostro vivere, della nostra napoletanità fatta di calore umano e che certamente gli procura gioia,come succede tra parenti e all'interno di una famiglia, ma ha anche sofferto tanto, come parente autorevole, per il sangue che troppo spesso bagna queste nostre strade. E non importa se è sangue innocente o colpevole, perché è sempre sangue umano, che distrugge vite, porta dolore, semina lutti, offende la città". lo ha detto il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita della città di Napoli, in occasione dell'omelia per la festa patronale dedicata a San Gennaro. "E' il sangue della malavita", prosegue Sepe, "quella comune o quella organizzata, che resta un vero cancro di questa meravigliosa terra, che non riesce a liberarsene del tutto, nonostante la reazione e la lotta della gente sana, nonostante una diffusa cultura antimalavitosa, nonostante l'impegno e i successi delle Forze dell'Ordine.
"VIOLENZA NON È ESPRESSIONE DI CORAGGIO MA ATTO DI VILTÀ". "San Gennaro soffre veramente, perché troppe strade di Napoli, anche quando non sono bagnate dal sangue, sono diventate teatro di violenza". Queste le parole del Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, in occasione delle celebrazioni per il Santo Patrono Gennaro. "Una violenza spesso gratuita, quasi irrazionale, perché non sempre nasce dall'avidità del danaro dalla tendenza a delinquere o dall'abitualità criminosa o ancora dalla inclinazione al delitto e dalla pericolosità sociale", prosegue il presule. "In realtà, costatiamo che c'è violenza nelle relazioni interpersonali", spiega il cardinale Sepe, "c'è violenza organizzata e ideologica nell'esercizio del proprio ruolo; c'è violenza nella pratica di attività sportive; c'è violenza nella fruizione del tempo libero; c'è violenza nelle famiglie; c'è violenza nel rapporto uomo/donna; c'è violenza nella guida scriteriata e pericolosa delle auto come delle moto. C'è violenza nella scuola, manifestata da alunni e da genitori nei confronti di docenti; c'è violenza negli ospedali, dove non si accetta l'aggravamento o la morte di un congiunto, oppure si presume un errore umano del medico o dell'infermiere; c'è violenza nelle carceri. C'è violenza quando si seguono esempi sbagliati o quando si hanno riferimenti e modelli che portano alla devianza. C'è violenza quando si invade la libertà di un altro; c'è violenza quando si deruba o si rapina o si ricatta un'altra persona; c'è la violenza delle espressioni e delle parole; c'è la violenza della diffamazione, della calunnia e dell'odio". "Si, lo sappiamo", conclude l'arcivescovo, "nessun uomo nasce violento, ma lo può diventare per la sua fragilità o debolezza o presunzione o arrivismo. La violenza non è mai espressione di coraggio, tutt'altro; è piuttosto un atto di viltà compiuto da chi ricorre alla forza per far valere una propria ragione o pretesa.
"MIO DOVERE LANCIARE GRIDO ALLARME CONTRO CULTURA VIOLENZA". "Ho il dovere, come cittadino responsabile e come Pastore di questa terra, di lanciare un grido d'allarme, per contrastare la cultura della violenza e richiamare alla propria responsabilità tutti e ciascuno di noi, perché la società non è una entità astratta ma è fatta da tutte le persone, dalle categorie sociali, dagli enti, dalle associazioni, dalle istituzioni". Dice il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita della città di Napoli, durante l'omelia per le celebrazioni di San Gennaro, nella basilica di Santa Chiara. "Tutti siamo chiamati in causa", afferma il cardinale Sepe, "a cominciare dalla Chiesa. Credenti e non debbono sentirsi impegnati in ragione del proprio ruolo e della propria responsabilità". "Tutti dobbiamo fare la nostra parte", dice ancora il presule, "e dare risposte agli ammalati, ai poveri, ai senza dimora, ai lavoratori rimasti disoccupati, alle donne, all'infanzia sofferente, alle famiglie. E soprattutto nei riguardi dei giovani, che non vanno dimenticati, non vanno trascurati, non vanno abbandonati al loro destino, non vanno traditi". Auspicando una sinergia tra Chiesa, Istituzioni, Scuola e forze economiche, Sepe conclude dicendo: "A San Gennaro, però, non possiamo chiedere senza dare. Come figli devoti, gli assicuriamo la nostra fedeltà, la nostra sincera devozione, le nostre preghiere, ma anche il nostro impegno a cambiare in noi stessi per cambiare la società, per far prevalere il bene comune, per avere una società più giusta e migliore".
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