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Carri e bare davanti al Comune, imprese funebri pronte a manifestare

Carri e bare davanti al Comune, imprese funebri pronte a manifestare

Efi: «Abbiamo chiesto per l'ennesima volta un incontro con l'amministrazione comunale ma la misura è colma»

NAPOLI. "Abbiamo chiesto per l'ennesima volta un incontro con l'amministrazione comunale ma la misura è colma: non sappiamo più come denunciare le gravi lacune della gestione della cosa cimiteriale da parte dell'amministrazione de Magistris. Siamo pronti a scendere in piazza con carri e bare, se non avremo risposte nelle prossime ore il 10 maggio alle 14 saremo sotto Palazzo San Giacomo". Lo affermano in una nota congiunta Gennaro Tammaro e Alessio Salvato, impresari funebri e delegati di Efi (Eccellenza Funeraria Italiana) per Napoli. "Non bastavano gli uffici sprovvisti di materiale di cancelleria, i toner comprati personalmente dagli impresari funebri per sopperire alle mancanze del Comune, la mancata installazione delle paline per le affissioni cimiteriali, il servizio comunale bloccato e non a regola (si vedano le casse in legno dei depositi) - aggiungono - Non bastava tutto ciò: hanno anche deciso di chiudere gli uffici preposti a rilasciare gli atti necessari per le operazioni cimiteriali nel weekend, come se si potesse evitare di morire nei giorni festivi. È la goccia che ha fatto traboccare il vaso. i dirigenti ci avevo assicurato che sarebbe stato fatto il possibile per garantire che il servizio non si interrompesse il sabato e la domenica, ma dal primo maggio come avevamo denunciato già in passato". "Il riferimento - si legge nella nota - è alla chiusura dell'Ufficio Decreti e Cremazioni napoletano nei giorni rossi del calendario, con conseguente blocco delle pratiche necessarie alle imprese per procedere nelle operazioni funebri". "Le due persone prima assegnate a questo ufficio - continuano - sono andate in pensione e rimpiazzate da due nuovi impiegati. La semplice sostituzione di queste due persone ha provocato il blocco festivo a un ufficio che per la sua delicata natura non dovrebbe mai chiudere, come accaduto fino a questa assurda inversione di rotta. Una vergogna che abbiamo già ribadito non degna della terza città d'Italia".

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