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10 Maggio 2018 - 17:09
Investigatori tra i cunicoli clandestini da cui sono stati trafugati antichi tesori della Pompei coperta dal 79 d.C.
POMPEI. I tombaroli, che per decenni hanno saccheggiato le antiche ville della Pompei romana, non hanno solo depauperato il patrimonio del territorio, arricchendo i collezionisti di tutto il mondo, ma hanno anche distrutto i resti delle antichità lasciate alle loso spalle. Il crimine che opera nel settore dell'archeologia era l'obiettivo della Procura di Torre Annunziata che, insieme alla Soprintendenza del Parco archeologico di Pompei, ha indagato con i carabinieri per porre fine a questo flagello.
E da queste ricerche sono emerse nuove e affascinanti scoperte. Come il cavallo di importante stazza del quale è stato effettuato un calco e presto sarà analizzato con le nuove e più moderne tecnologie. L'area indagata si chiama Civita Giuliana e ricade in un terreno agricolo privato, della famiglia Russo, temporaneamente "occupato" dalla Soprintendenza, con la collaborazione dei proprietari. Oltre al calco del cavallo è stata trovata una tomba con i resti di un uomo molto imponente e le suppellettili della villa esplorata. Quel che addolora sono i danni che i tombaroli hanno inferto a ciò che si sono lasciati alle spalle dopo il saccheggio dei beni più preziosi: anfore frantumate, buchi nelle pareti affrescate e non hanno risparmiato nemmeno l'impronta del cavallo che, sepolto dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., era rimasta intatta per circa due millenni mentre ora risulta "scomposta" nella sua originaria posizione.
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