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Elia jr, lettera dall'inferno «Nessuno lo ha ascoltato»

Elia jr, lettera dall'inferno «Nessuno lo ha ascoltato»

La denuncia dei detenuti del padiglione "Avellino" del carcere di Poggioreale: «Gravi disattenzioni da parte dei medici»

NAPOLI. Due pagine, fronte e retro, che trasudano rabbia e amarezza. A impugnare carta e penna per scrivere alla redazione del “Roma” sono i detenuti del reparto Avellino della casa circondariale di Poggioreale. Gli stessi che fino ad appena due settimane fa condividevano persino il respiro con il giovane Michele Antonio Elia, il 20enne rampollo della “mala” di Santa Lucia costretto a un ricovero e a un duplice intervento chirurgico a causa di una gravissima infezione cerebrale contratta forse proprio in carcere. 

LA DURA MISSIVA. Il testo redatto dai detenuti di Poggioreale non fa sconti a nessuno: «Vi scriviamo sperando che ci diate voce. Tutto ciò per far sì che la popolazione sia resa consapevole dei fatti che caratterizzano questo mondo abitato, checché se ne possa dire, anche e soprattutto da persone. Siamo attenzionati, e lo siamo quotidianamente, per il nostro vissuto, per i reati che ci addossiamo, per i comportamenti, per la mentalità e per tutto ciò che possa concernere un modo di vivere errato e che ha come paternità il disagio, la mancata istruzione, l’assenza di lavoro, l’abbandono delle istituzioni, la carenza di servizi e del controllo sociosanitario». A questo punto i detenuti del padiglione Avellino entrano, seppur con tutte le precauzioni del caso, nel merito di quanto accaduto al 20enne del Pallonetto di Santa Lucia: «Giorni fa un nostro compagno di detenzione ha dovuto essere ricoverato con urgenza in ospedale perché manifestava dei sintomi seri che sono stati recepiti dalla sanità interna (quella del carcere di Poggioreale, ndr) solo dopo circa un mese di lamentele messe in atto con forza civile e con un confronto diretto con le istituzioni. L’inascoltata richiesta di aiuto di Michele Elia ha sicuramente aggravato il suo problema di salute e si spera in modo non decisivo per la sua giovane vita». 

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