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18 Maggio 2018 - 16:57
A parlare è Gaetano Mollica, genero di Lo Russo, che arriva a pensare che il quotidiano sia gestito strumentalmente dai magistrati antimafia
NAPOLI. C’è una conversazione molto lunga tra due affiliati al clan Lo Russo, dove si parla del “Roma”, che i due ritenevano fosse il giornale della Dia di Napoli. A parlare è Gaetano Mollica, genero di Lo Russo. Era fortemente preoccupato, in particolare, per le dichiarazioni del cognato Carlo Lo Russo, che il Roma pubblicava quasi ogni giorno. In tal contesto, arrivava persino a pensare che il quotidiano “Roma” fosse gestito, strumentalmente, dalla Dia e dai magistrati antimafia.
Mollica: «A trabocchetto per farti parlare. Specialmente il Roma che dicono che lo gestisce proprio la Dia. Il Roma, Parascandolo, Amato, Woodcock e coso lo gestiscono il giornale, gli articoli di ….. li fa uscire appositamente. Forse stanno giostrando quel Marcuccio … inc. … adesso tutti ….. Ora lo stanno giostrando loro il giornale. Allora, ma chi, ma chi vi deve ….. ma quando mai!».
Alcuni degli indagati nell'inchiesta che nella mattinata di ieri ha portato all'arresto anche di due fratelli medici molto noti a Napoli - Antonio e Luigi d’Ari - temevano che la Procura della Repubblica potesse fare «una incarrettata» (una retata, ndr).
Un timore che li spinse a presentarsi, all’inizio dello scorso anno, come parti offese da uno dei sostituti procuratori della Repubblica di Napoli titolari dell’inchiesta e dai carabinieri. Un’inchiesta avviata nel 2014 e che ha acceso i riflettori sugli interessi della Camorra sul business della ristorazione, con l’apertura di alcuni locali diventati nel giro di poco tempo di tendenza.
L’inchiesta ha preso il via quando il boss Carlo Lo Russo è tornato nel 2015 nel proprio territorio dove l’omonimo clan continuava a gestire il fiume di denaro di natura illecita.
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