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Loculi rotti e tombe al buio, tour nel degrado dei cimiteri napoletani

Loculi rotti e tombe al buio, tour nel degrado dei cimiteri napoletani

Non si salva un solo camposanto. E a rimetterci sono i cari estinti

di Gennaro D’Orio

NAPOLI. I cimiteri dovrebbero essere luoghi santi dove poter portare, in tutta tranquillità, un fiore, fresco o no che sia, sulla tomba dei propri cari nel decoro e nella pulizia.
Il condizionale è d’obbligo, specie in questi mesi di caldo, atteso che denominatori comuni che segnano più o meno, come sacrilegi, tutti i camposanti di Napoli, sono e restano l’abbandono ed il degrado assoluti, tra emergenze vecchie e nuove, con buona  pace eterna della memoria dei nostri amati defunti. Uno degli ultimi casi segnalati, ma che non sorprende più di tanto mediaticamente, riguarda il cimitero di Miano, situato a nord dell’aggregato storico di Mianella, alle spalle del santuario della Madonna dell’Arco, e che versa da tempo in condizioni di estrema incuria igienico-ambientale e dove da diversi mesi, denunciano in molti, i parenti del “caro estinto” sono letteralmente costretti al “fai da te” della pulizia, a cominciare dall’estirpare le erbacce che invadono l’area, come se già non bastasse la proliferazione, soprattutto in questo periodo, di fastidiosi insetti. Stessa situazione di precarietà e di rischio, si registra anche al cimitero di Secondigliano, tra loculi rotti, erba selvaggia, sprofondamenti e minivoragini tra i viali, la manutenzione che non si vede neanche un po’, tanto da far chiedere all’unisono dove sono gli operai addetti e di chi li dovrebbe controllare. Inoltre, ci si lamenta degli ascensori che non funzionano, di bagni sporchi e senz’acqua, di tante altr, gravi criticità che, restando in tema, coinvolgono anche il camposanto di Chiaiano, dove certe forme di abusivismo sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Medesime, dolenti note anche per il “Monumentale” di Poggioreale, con il quadrato degli uomini illustri ormai alla mercè di vandali e predatori. Al lato opposto, nell’area flegrea c’è il cimitero di Fuorigrotta, con numerose cappelle che soccombono alle intemperie, infiltrazioni, cedimenti strutturali, e dove, fatto recente davvero assurdo, si è al buio dal 15 maggio per una decisione paradossale di due Arciconfraternite, nell’aver richiesto al Tribunale di Napoli ed ottenuto l’interruzione del contratto quarantennale con il Servizio Elettricità Cimiteriale lasciando 15 persone senza lavoro e tutti i problemi connessi. A pagarne le conseguenze, ovviamente, i familiari ed i loro defunti. 

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