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28 Giugno 2018 - 20:42
Clima incandescente in commissione comunale. Si profilano nuovi scioperi
di Antonio Sabbatino
NAPOLI. Non si torna più indietro: il 30 giugno, il Garittone smetterà di essere deposito dei bus Anm per trasformarsi, almeno è questo il percorso profilatosi, in parcheggio per i pullmann turistici privati con, sullo sfondo, un possibile riadattamento a deposito mezzi Asìa secondo una delibera del 2015. A ribadire la chiusura dello stabilimento di Capodimonte, l’Ad dell’azienda Nicola Pascale nel corso di una infuocata commissione mobilità alla presenza dei sindacati e dell’assessore ai trasporti Mario Calabrese, convocata per discutere del futuro dell’Azienda Napoletana Mobilità ad una settimana dal termine ultimo per la presentazione al Tribunale Fallimentare di Napoli del piano concordatario in continuità fissato alla mezzanotte del 3 luglio. Sarà quello il vero spartiacque per Anm: se il piano sarà accettato dai giudici, la società potrà andare avanti e sperare in un rilancio. In caso contrario, si aprirebbe una stagione ancora più difficile tale da non escludere affatto il fallimento.
Tornando al Garittone, stando all’esito della manifestazione di interesse indetta dall’azienda e alla ricollocazione anche per anzianità di alcuni dipendenti, dal 1 luglio il 60% dei lavoratori della struttura di via Miano, circa una settantina, andrà al deposito di piazza Carlo III mentre il restante sarà dirottato a quello di via Cavalleggeri d’Aosta a Fuorigrotta. Una scelta in realtà non ancora digerita dai lavoratori, che continuano a temere di dover sobbarcarsi spese di trasporto privato maggiori per raggiungere questi luoghi partendo dall’area Nord dove ci sono le linee che escono dal Garittone (con 30 macchine soltanto a disposizione e molte linee irregolari) e dove loro stessi abitano. «I numeri parlano da soli – le parole di Pascale – Tenere aperto il Garittone costa all’azienda tra gli 800mila e il milione di euro all’anno, 2.200 euro al giorno». Poi, rispondendo alle sigle sindacali e ai membri della commissione mobilità, dal presidente Simeone a Mario Coppeto passando per il 5Stelle Matteo Brambilla, Aniello Esposito del Pd (che definisce l’assessore Calabrese «il peggiore assessore della storia del Comune di Napoli»), Salvatore Guangi di e Maria Caniglia (Ce simme sfastriati): «Al Tribunale è stato comunicato che il Garittone sarebbe stato chiuso ed è contenuto nel piano di rientro e la quantificazione in termini economici non è ancora stata fornita per i ritardi dovuti al rinvio di un mese della chiusura e agli incontri».
La perplessità dei sindacati resta non solo nei confronti del piano concordatario, ma anche per le mosse dell’amministrazione comunale, che durante lo sciopero di venerdì non incontrò chi era dinanzi Palazzo San Giacomo, ed anche sui costi tagliati con la chiusura del Garittone. «Vale 400mila euro all’anno la spesa, non di più», dicono. Inoltre, se non si recederà dalla decisione, ci sarà un nuovo sciopero del trasporto pubblico locale di 24 ore il prossimo 15 luglio. «Vogliamo fatti, basta chiacchiere. Si è giunti ad un punto in cui bisogna essere fino in fondo chiari su quanto contiene il piano» affermano i delegati ai quali sarebbe giunta la voce che nel concordato si andranno a toccare i secondi livelli, con decurtazioni di alcuni emolumenti. Conferme non ce ne sono ma il campanello d’allarme è suonato. «Se è così, si gioca sulla carne viva della gente e metteremo in campo proteste forti» affermano i rappresentanti dei lavoratori. «Dato che c’è una procedura concordataria in atto – le parole dell’assessore Calabrese – trovo la questione del Garittone inferiore rispetto all’obiettivo di razionalizzazione delle linee per il rilancio di Anm». Poi una stoccata alla Regione Campania, al Pd e al Movimento 5 Stelle da parte di Calabrese: «Non mi risulta, ad oggi, nessuna posizione da parte loro relativamente alla redistribuzione dei fondi nazionali destinati al trasporto pubblico ogni anno. Il piano di programmazione dei servizi minimi prodotto da Acam e approvato dalla delibera di giunta regionale del 2013 disegnava alcuni scenari. Tra questi, c’era uno scenario zero cioè con un finanziamento al di sotto del quale non possono essere garantiti i servizi minimi alla città di Napoli e con il nostro Comune destinatario di 74 milioni di euro. Nell’ultima programmazione regionale la cifra è uguale al 2017, cioè 58 milioni di euro. Una cifra per noi insufficiente».
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