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11 Marzo 2019 - 12:12
Dopo la morte di Emanuele si decide che a comandare devono essere in tre. Gli obiettivi: omicidi e pizzo a tappeto
di Bruno Pavone
NAPOLI. Il triumvirato. Così decise di far fronte alla morte di Emanuele Sibillo. Il giovane fu assassinato a luglio del 2015 e da quel momento si decise che c’era un’unica possibilità per riportare i Sibillo al centro dei Decumani. Il primo modo per farlo era fare la guerra e quindi affidarsi a persone che non avevano scrupolo. Per questo Luca Capuano, Ciro Contini e Francesco Pio Corallo detto “’o nonno” diventarono i tre capi. L’altro modo era fare soldi per armare i killer delle stese e degli agguati. Così si alzarono i prezzi per le estorsioni che venivano eseguite a tappeto, partendo dai più grandi, come Di Matteo, la pizzeria finita sotto scacco della camorra per anni, come hanno raccontato i titolari che hanno permesso l’arresto di quattro esponenti dei Sibillo, tra i quali il capoclan Vincenzo.
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