NAPOLI. Non ci sono più altri testimoni da sentire. C’è solo Luca Materazzo che ancora deve decidere se sottoporsi all’esame da imputato oppure no, se dire la sua rispetto all’accusa di aver ucciso a coltellate il fratello Vittorio. Domattina sarà il giorno della verità, il giorno in cui Luca Materazzo sceglierà per l’ultima volta come affrontare questi ultimi scampoli del processo che lo vede alla sbarra. I giudici della Corte d’Assise di Napoli hanno fissato questo appuntamento esclusivamente per dargli voce: alla scorsa udienza Luca Materazzo non era presente né i suoi nuovi avvocati erano in grado di comunicare le volontà del proprio cliente. Se Luca Materazzo dovesse rinunciare al suo diritto, i giudici dichiareranno chiusa l’istruttoria dibattimentale. E, dunque, rinvio per la requisitoria del pubblico ministero.
Volge, dunque, al termine questo complicato e sofferto processo nel corso del quale Luca Materazzo ha tenuto un atteggiamento assolutamente inusuale: totale chiusura verso la procura e verso i propri difensori; ha portato avanti solo un’ostinata (ma impropria) richiesta di essere ascoltato non a dibattimento bensì dalla procura, richiesta ovviamente non accolta dalla Corte.
Luca Materazzo è accusato di aver ucciso il fratello Vittorio la sera del 28 novembre del 2016 sotto l’abitazione della vittima in viale Marina Cristina di Savoia, nel quartiere Chiaia: l’ingegnere, di 51 anni, venne colpito con circa 40 coltellate in punti vitale. Dal mese successivo Luca Materazzo si rese latitante: fu arrestato il 3 gennaio del 2018 a Siviglia, in Spagna, dove lavorava come cameriere. Secondo la procura, Luca Materazzo avrebbe assassinato il fratello per forti dissapori legati alla situazione economica della famiglia. Un movente che però non ha mai convinto le sorelle di Luca e Vittorio Materazzo, che pure si sono costituite parte civile nel procedimento. Nel processo si è costituita parte civile anche la moglie di Vittorio Materazzo.
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