Tutte le novità
Camorra
19 Giugno 2024 - 10:09
Nei riquadri Gennaro Manetta e Ciro Aieta, arrestati nel blitz messo a segno la scorsa settimana dai carabinieri
NAPOLI. I summit del clan Contini in chiesa, almeno in un caso con la presunta complicità di un sacerdote. La clamorosa rivelazione, fornita ai pm antimafia dal pentito Teodoro De Rosa, si legge nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare contro il gruppo che ha retto fino al mese scorso le sorti della storica organizzazione. Naturalmente le frasi del collaboratore di giustizia necessitino di riscontri, finora non emersi.
Ma in ogni caso, ferma restando l’estraneità delle persone citate ai fatti narrati, emerge ancora una volta uno spaccato di camorra inquietante o meglio, infiltrante. Addirittura i malavitosi, secondo l’ex affiliato ora dalla parte dello Stato, si sarebbero riuniti in un parrocchia della zona tra il Vasto, l’Arenaccia e strade limitrofe. Si può immaginare un luogo più sicuro?
«Nelle varie strade ci sono più cappelle votive, ognuna delle quali gestita da un referente di zona. Ogni singola processione è dedicata è dedicata a quella cappella e i soldi vanno alla famiglia mafiosa. È Gennaro Manetta a raccoglierli insieme a due gemelli che nulla hanno a che fare con il clan, ma vanno in giro tra gli abitanti a chiederli come offerta. Inoltre preparano le bandiere religiose da usare durante le processioni, che recano i nomi Bosti, Contini etc etc», ha messo a verbale Teodoro De Rosa il 6 luglio 2021.
«Sono conservate in poche chiese, gestite dai preti. Capita che una singola processione faccia più soste davanti a diverse cappelle e così raccoglie il denaro destinato alle varie famiglie mafiose, a cui sono riferibili le singole cappelle votive». Il collaboratore di giustizia ha poi continuato nel corso dell’interrogatorio: «Non mi vengono in mente i nomi dei parroci interessati, se non quello di un tale don... che permetteva a noi del clan di riunirci in parrocchia e addirittura ci dava anche le chiavi».
Accuse gravi che difficilmente potranno essere provate perché datate, ma che sicuramente sono state vagliate dagli inquirenti. De Rosa comunque, è apparso informato sull’argomento facendo anche i nomi di due suoi parenti che gestivano con altre persone un’associazione religiosa. Dunque, nel mirino ancora una volta è finito il clan Contini dell’Alleanza di Secondigliano, gestito dai reggenti in libertà e in particolare da Carmine Botta e Gennaro De Luca “o’ montato”. Circostanza che emerge chiaramente dall’inchieste della Dda, confermando il gruppo come un’organizzazione radicata e potente.
Capace di infiltrarsi, appunto, persino in associazioni religiose e ambienti di chiesa. Così, su grazie a penetranti indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, il 12 giugno scorso i carabinieri hanno eseguito dieci misure cautelari su 11 destinatari: otto in carcere e tre agli arresti domiciliari mentre all’appello mancava il presunto cassiere del gruppo nonché tuttofare, Gennaro Manetta, poi arrestato all’aeroporto di Capodichino tre giorni dopo in arrivo dagli Stati Uniti. Tutti gli indagati devono essere considerati innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo