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Il processo

Clan Vigilia, doppia condanna

Il capopiazza Emanuele Summa incassa 12 anni, Fabio Nardelli ne rimedia cinque

Clan Vigilia, doppia condanna

NAPOLI. Marijuana no stop per le piazze di spaccio di Soccavo e dintorni, i nuovi narcos del clan Vigilia incassano due condanne e un’assoluzione. Si è concluso il processo di primo grado per i presunti pusher arrestati ad agosto scorso e ritenuti dalla procura organici alla storica cosca di via Vicinale Palazziello. Il gup Provvisier ha però accolto solo in parte le richieste di pena avanzate dal pubblico ministero, che aveva chiesto 14 anni di reclusione a testa per Emanuele Summa, Luigi Testa e Fabio Nardelli. Il primo ha rimediato 12 anni di carcere per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, il terzo 5 anni e 4 mesi per racket.

Accuse a picco, invece, per Testa, difeso dall’avvocato Antonella Regine, che è stato completamente assolto. Testa, tra l’altro, sta attualmente finendo di scontare una condanna a 10 anni e tra non molto potrebbe anche tornare in libertà. Nel processo vale la pena ricordarlo sono anche confluite le dichiarazioni accusatorie rese pochi mesi fa dal neo collaboratore di giustizia Gaetano Vigilia Junior. L’inchiesta culminata nei pochi arresti dell’estate scorsa era molto più ampia e vedeva ben 24 indagati, 20 dei quali a piede libero in quanto il gip aveva ritenuto troppo datati gli episodi contestati per far scattare un provvedimento cautelare. Circostanza che valeva anche per i tre uomini ritenuti vicini ai Sorianiello, accusati del tentato omicidio di Luigi Testa.

Agli arresti domiciliari erano finiti Luigi Testa, Emanuele Summa, Fabio Nardelli e Francesco Florio, la cui ordinanza è stata però in seguito annullata. Alfredo Vigilia “’o nir”, così come il nipote Pasquale Vigilia, era indagato a piede libero. Tra i componenti della famiglia, nell’inchiesta compariva con due accuse di estorsione in concorso con Giuseppe Capoccia anche il cugino omonimo soprannominato “Lino”, ucciso nel 2012 in un centro di scommesse nell’ambito di un terribile botta e risposta con i Sorianiello.

L’ordinanza agli arresti domiciliari era stata eseguita dagli investigatori della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile, autori dell’indagine, e riguardava accuse di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di aver agito per agevolare l’attività e gli scopi del clan Vigilia, storicamente operante nel quartiere di Soccavo.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip Anna Tirone del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, che ha coordinato le indagini. Luigi Testa, Emanuele Summa, Fabio Nardelli e Francesco Florio erano stati trovati nelle rispettive abitazioni. L’inchiesta non riguardava però soltanto i traffici di sostanza stupefacente, ma anche due vicende di estorsione: una al gestore di un locale e l’altra ai danni di un parcheggiatore abusivo. Così come l’indagine toccava il possesso di un’arma da fuoco e alcuni episodi di usura, commessi da un uomo e una donna che sarebbero risultati non intranei al clan. Tutti gli indagati a piede libero hanno chiesto di essere giudicati con il rito ordinario.

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