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La relazione della Dia

Spari davanti alla Pastrengo, «ecco come Saltalamacchia calmò le acque ai Quartieri»

Il retroscena sulla ritorsione contro i carabinieri che scattò dopo la morte di Ugo Russo

Spari davanti alla Pastrengo, «ecco come Saltalamacchia calmò le acque ai Quartieri»

La caserma Pastrengo, sede del Comando provinciale dei carabinieri di Napoli

NAPOLI. Un episodio che la Dia ha inserito nell’ultima relazione semestrale e rappresenta un tipico spaccato di camorra partenopea. «Si devono fare avanti»: coloro che avevano sparato contro i cancelli della caserma Pastrengo dovevano consegnarsi, questo il senso del diktat. Così disse Eduardo Saltalamacchia, ras dei Quartieri Spagnoli, all’indomani della ritorsione scattata in seguito alla morte di Ugo Russo. Infatti le ricerche, da parte delle forze dell’ordine, degli autori degli spari contro la sede del comando provinciale dei carabinieri di Napoli del primo marzo 2020 stavano rovinando gli affari nelle piazze di spaccio e uno dei tre capi dei gruppi malavitosi locali entrò in campo per chiedere ai genitori dei due protagonisti del raid di far costituire i figli.

L’INTERCETTAZIONE. La circostanza emerge da una intercettazione contenuta nell’ordinanza con la quale il gip di Napoli Carla Sarno, su richiesta della Dda, dispose a maggio 2023 i 54 arresti eseguiti dai militari dell’Arma e dalla Squadra Mobile di Napoli. La ritorsione scattò subito dopo la morte di Ugo Russo, il 15enne ucciso la notte del 29 febbraio del 2020, nei pressi del borgo di Santa Lucia, mentre cercava di rapinare l’orologio al carabiniere in compagnia di un complice. A manifestare l’intenzione di chiedere che i due ragazzi si costituissero era, secondo l’interpretazione della conversazione, proprio Eduardo Saltalamacchia, capo dell’omonimo gruppo malavitoso, anch’egli destinatario della misura cautelare eseguita. Vincenzo Sammarco, 22 anni, e Giovanni Grasso, 23 anni, quest’ultimo cugino di Ugo Russo furono arrestati il successivo 9 marzo per quella “stesa” in scooter contro la caserma “Pastrengo”.

LA RELAZIONE DIA. Nell’ultima relazione semestrale della Dia si fa riferimento all’intervento di Eduardo Saltalamacchia affinché i due pistoleri si consegnassero, all’interno di un’analisi approfondita sulla malavita dei Quartieri Spagnoli. A cominciare dalla struttura verticistica, che potrebbe essere ancora in piedi ovviamente con altri reggenti, denominata “Paranza dei Quartieri Spagnoli”, composta dalle famiglie Esposito, Masiello e Saltalamacchia, “gravitante nell’ambito della sfera di influenza, indirizzo e controllo dei cartelli mafiosi denominati Alleanza di Secondigliano e Mazzarella egemoni nell’area metropolitana di Napoli”. Più avanti nella relazione c’è il passaggio che riguarda gli spari contro la caserma “Pastrengo”.

“Altra circostanza emersa dall’indagine è la mediazione svolta dai Saltalamacchia per moderare le reazioni in seguito alla morte di Ugo Russo, ucciso da un appartenente alle forze di polizia libero dal servizio per difendersi da un tentativo di rapina. Alcuni soggetti vicini alla vittima avrebbero compiuto una “stesa” contro la sede del Comando provinciale dei carabinieri in seguito alla quale un esponente apicale del gruppo Saltalamacchia, temendo l’intensificazione dei presidi delle forze dell’ordine con conseguenti ripercussioni sugli affari illeciti, avrebbe fatto pressioni sui responsabili affinché si costituissero”.

L’inchiesta sul clan a tre teste ha comportato il ridimensionamento della citata neoformazione camorristica creando un vuoto di potere che, scrive la Direzione investigativa antimafia, “in un contesto criminale di per se frammentato, potrebbe evolvere in fibrillazioni e scontri alla ricerca di nuovi equilibri per il controllo delle attività illecite in quel territorio. Qui, infatti, permangono altri gruppi, per lo più a composizione familiare, che possono ancora contare su numerosi esponenti liberi, quali i Ricci-D’Amico, alias “‘e Fraulella”, i Romano (alleati con i Vastarella della Sanità)e i Mazzanti.

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