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Camorra al Pallonetto
24 Giugno 2024 - 20:15
Pallonetto Santa Lucia
“Noi non te lo incendiamo il bar. Ma ci mettiamo in due qua fuori e cacciamo tutti i clienti. Così sei costretto a chiudere”. E’ l’ultima frontiera del “pizzo”, il cui copyright spetta al gruppo Sesso del Pallonetto Santa Lucia. Un’inedita minaccia per costringere i titolari di un bar di via Serra a pagare 2500 euro come prima rata per Ferragosto, con uno sconto di 1500 rispetto alle altre vittime. “Sappiamo che siete di Barra, ci siamo informati: avete appena aperto, dateci di meno”, avrebbero detto Ciro Sesso e Giuseppe Abate all’esterrefatto gestore in quel momento di fronte a loro. Peccato che la coraggiosa e tempestiva denuncia alla polizia abbia permesso agli investigatori della Squadra mobile della questura, coordinati dalla Dda, di identificare e arrestare i 4 presunti estorsori. Nel corso della stessa giornata, il 14 giugno scorso, infatti si sarebbero fatti avanti anche Gennaro Sesso detto “Genny ra nera” e Pasquale Ottaviano “o’ gorilla”. Tutti naturalmente, da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
Emergono circostanze importanti dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di Gennaro Sesso, 39enne; del nipote Ciro Sesso, 29 anni; di Pasquale Ottaviano, 44enne nipote dei Mazzarella, e di Giuseppe Abate, 45 anni. Innanzitutto si fa riferimento alla spaccatura interna al clan Elia, culminata nell’omicidio di Pasquale Sesso, fratello di Gennaro. Poi l’ascesa dei Sesso sul territorio e la pressione a tamburo battente sui proprietari del bar in via Serra. Al punto che uno degli indagati non si era nemmeno preoccupato che un socio del locale avesse parenti poliziotti: circostanza non vera, ma riferita dalle vittime per poter sfuggire alla morsa dei taglieggiatori. “Meglio così, se vado in carcere per un’estorsione mi riposo 10 anni”.
Le indagini sono state condotte dai poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura (dirigente Giovanni Leucio, vice questore Luigi Vissicchio) e si sono condensate in un decreto di fermo emesso dalla procura, non convalidato e sostituito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli indagati hanno risposto alle domande in sede d’interrogatorio e in 3 (Ciro Sesso, Pasquale Ottaviano e Giuseppe Abate) hanno ammesso gli addebiti sostenendo tutti che Gennaro Sesso non era presente ai fatti contestati. Anche quest’ultimo ha professato la propria innocenza.
Agli atti dell’inchiesta ci sono le dichiarazioni dei due titolari dell’attività commerciale, le immagini della videosorveglianza e il riconoscimento delle parti offese. I fermi sono scattati lo scorso 17 giugno e due giorni dopo è stato emesso il provvedimento restrittivo. Va sottolineato il grande coraggio dimostrato dai commercianti, che nella stessa giornata hanno ricevuto due visite minacciose nel locale e per due volte si sono recati dalle forze dell’ordine a denunciare i fatti. Nella prima occasione secondo l’accusa in sella a uno scooter c’erano Ciro Sesso e Giuseppe Abate; nella seconda, Gennaro Sesso e Pasquale Ottaviano.
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