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IL RETROSCENA
07 Luglio 2024 - 13:02
Patrizio Bosti, ras del clan Contini
NAPOLI. Patrizio Bosti e i 12 telegrammi inviati ad altrettanti detenuti. Altro che Telegram, Skipe, Encrochat o altri sistemi informatici per evitare le intercettazioni. Il ras del clan Contini, negli inaspettati 5 giorni di libertà di cui godette nel 2020 utilizzò il classico e obsoleto strumento di comunicazione. Ma non perché “Patriziotto” non fosse in grado di servizi di altri escamotage per far conoscere il suo pensiero, bensì semplicemente perché il contenuto delle missive non aveva nulla di penalmente rivelante. Erano, in apparenza secondo gli inquirenti, saluti innocenti a esponenti di malavita del suo rango. Tant’è vero che per quella vicenda, ricostruita nell’ordinanza di custodia cautelare contro di lui, i figli Ettore e Flora e il genero Luca Esposito, non rappresenta un capo d’imputazione. L’ipotesi della procura è che invece il tutto servisse a far sapere che, tornato libero, aveva ripreso in mano la gestione dell’organizzazione camorristica del Vasto-Arenaccia, fondatrice e componente di primo piano dell’alleanza di Secondigliano.
GLI STESSI INVESTIGATORI e inquirenti (Dda con la Squadra mobile della questura e i carabinieri del Nucleo investigativo) in un capitoletto della misura cautelare scrivono dell’”anomalo comportamento registrato nei rapporti tra i detenuti, entrambi ristretti in regime di 41bis, Patrizio Bosti e Gennaro Mazzarella”. La segnalazione, con data 23 giugno 2022, è del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e continua testualmente così. "In“data 4 giugno 20222 Patrizio Bosti rientrando dalle docce e transitando davanti alla cella di Gennaro Mazzarella profferiva le seguenti parole: “Buongiorno Gennà”, con risposta del Mazzarella “buongiorno”.
PER LA PROCURA ANTIMAFIA i buoni rapporti e il rispetto reciproco tra i ras Bosti e Mazzarella, appartenenti ai contrapposti clan Alleanza di Secondigliano e Mazzarella, si agganciava ai 12 telegrammi inviati due anni prima ad altrettanti detenuti, tra i quali il nome di maggiore spicco è proprio Gennaro Mazzarella. Al quale “O’ Patriziotto”, storico luogotenente e poi alter ego del boss Eduardo Contini”, augurava di “tornare al più presto ad abbracciare la sua famiglia”.
SECONDO QUANTO EMERSO DALLE INDAGINI, Bosti comandava e dava ordine e direttive, nonostante fosse al 41bis nel carcere di Parma; anche il figlio, sottoposto allo stesso regime carcerario ma a Cuneo, avrebbe impartito i suoi ordini, in particolare a chi era demandato alla gestione economica del clan. Flora Bosti viene invece ritenuta la longa manus del padre: gestiva la cassa del clan grazie alla quale manteneva gli affiliati, le loro famiglie. Era lei ad occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati al clan. Il reato di riciclaggio viene contestato anche al genero di Bosti, Luca Esposito, il quale, con la cognata Flora Bosti metteva a segno le sue truffe vendendo gli orologi di lusso taroccati a persone facoltose in tutto il mondo, per poi riciclarne i proventi in società intestate a prestanome. I 4 indagati devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
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