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Agroalimentare

Pomodoro cannellino flegreo, l’oro rosso cresce nel parco archeologico

Risale all'Ottocento e rischiava di andare perduto. Un caso unico in Italia

Pomodoro cannellino flegreo, l’oro rosso cresce nel parco archeologico

Pomodoro cannellino flegreo, l’oro rosso cresce nel parco archeologico

NAPOLI. È l’unico pomodoro in Italia che cresce all’interno di un Parco Archeologico, tra passato e futuro, storia e food, straordinari fattori che si fondono per rilanciare un ecotipo locale risalente all’Ottocento. E che rischiava di andare perduto. Si tratta del Pomodoro cannellino flegreo, l’ecotipo tornato a crescere negli orti all’interno del Parco Archeologico di Cuma, colonia greca fondata nel 730 a.C. per diventare l’oro rosso dei Campi Flegrei. Per adesso è annoverato tra i prodotti tradizionali della Campania, in attesa di una futura certificazione di qualità.  

Lunedì 22 luglio si celebra l’inizio del raccolto di questo pomodoro, articolato in tre momenti: la visita al Parco guidata dal direttore Fabio Pagano, presentazione di tecniche di allevamento e caratteristiche del cannellino ad opera di esperti agronomi, strategie di recupero del territorio. Organizzatrice dell’evento è l’azienda agricola Cumadoro, del gruppo Tammaro

È negli orti del Parco che il terreno, ricco di tufo di estrazione vulcanica, favorisce la germogliazione e la crescita di piante di oro rosso i cui semi sono tramandati di generazione in generazione,  recuperati, asciugati e rimessi a dimora dagli stessi agricoltori. La sottile buccia ne consiglia consumazione e trasformazione a breve distanza dalla raccolta, e lo rende inadatto per insalate quando è completamente maturo e non idoneo per i pelati, mentre è perfetto per sughi e conserve, come spiega Giovanni Tammaro, il più grande produttore di cannellino flegreo, nonché presidente dell’Associazione che dal 2018 riunisce i diversi produttori dell’eccellenza rossa flegrea, nonché di Confagricoltura Napoli.

La coltura del pomodoro cannellino flegreo si attiene a regole precise per ottenere standard di alta qualità e la promozione di tale coltivazione cammina di pari passo alla promozione e valorizzazione del territorio. «Pertanto ci stiamo impegnando a collaborare con le istituzioni dei comuni flegrei affinché insieme si possano recuperare terreni abbandonati contribuendo così a dare impulso alla economia flegrea e tramandare la nostre competenze e tradizioni in materia, come da statuto associativo», spiega Tammaro.

«Nello stesso tempo stiamo lavorando proprio in questi giorni ad un percorso finalizzato al riconoscimento della Dop che metta insieme produttori e trasformatori con il coinvolgimento dei comuni di Bacoli, Pozzuoli, Monte di Procida, Quarto e l’area di produzione di Giugliano» conclude.

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