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L'inchiesta
14 Luglio 2024 - 21:02
«Se il “Pirata” vince salta il banco»
NAPOLI. Il clan dell’Alleanza di Secondigliano, le scommesse clandestine sul Giro d’Italia del 1999, il doping e la morte di Marco Pantani. È il filo rosso che si dipana da Trento e arriva fino a Napoli a disegnare un nuovo scenario per la morte del “Pirata”. Due gli elementi che accreditano la pista.
LE NUOVE INDAGINI DELLA POCURA DI TRENTO. Il primo riguarda le nuove indagini della Procura di Trento: i magistrati ipotizzano che un’associazione mafiosa finalizzata alle scommesse abbia alterato i risultati dei test antidoping del ciclista nel Giro d’Italia del 1999, causando l’esclusione del “Pirata” dalla corsa e avviando un declino che lo avrebbe portato alla tragica scomparsa nel 2004. Il secondo elemento sono alcune dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che compaiono nei verbali della Commissione antimafia che tirano in ballo la camorra: «Se Pantani vinceva il Giro il banco saltava. E la camorra, l’alleanza di Secondigliano, avrebbe dovuto pagare diversi miliardi in scommesse clandestine».
LE INTERCETTAZIONI NEL CARCERE DI NOVARA. Al vaglio anche le intercettazioni tra detenuti del carcere di Novara, che all’epoca dei fatti parlavano di scommesse milionarie sulla sconfitta di Pantani da parte della camorra, che non avrebbe potuto permettersi la vittoria del “Pirata”. Dalle intercettazioni dei colloqui, emergerebbe un quadro per il quale la camorra aveva scommesso miliardi sulla sconfitta del Pirata, che era primo in classifica generale e sarebbe arrivato a Milano da vincitore, e non poteva permettersi di perdere il banco. ma il fascicolo resta ancora a carico d’ignoti. L’inchiesta è ancora a carico di ignoti, ma l’ipotesi del coinvolgimento della camorra e le nuove prove raccolte aprono uno scenario inquietante che potrebbe finalmente fare chiarezza sulla tragica vicenda di Marco Pantani.
LA FAMIGLIA: ANDATE AVANTI. La famiglia Pantani, rappresentata dall’avvocato Fiorenzo Alessi e dal figlio Alberto, non ha mai smesso di lottare per la verità e ha depositato nuovo materiale che evidenzia le «contraddittorietà» emerse dalla commissione Antimafia. In particolare, si punta all’irregolarità del test ematico a cui fu sottoposto Pantani, che non risultò mai positivo ad alcun controllo antidoping. «l’eliminazione dal giro incise». L’esclusione dal Giro del 1999, secondo l’avvocato Alessi, «contribuì ad incidere su un animo sensibile come quello di Marco, che si era schierato contro l’introduzione di ulteriori prelievi ematici mattutini». Questa vicenda, unita alla consapevolezza di essere stato «lasciato solo», avrebbe avuto pesanti ripercussioni psicologiche sul ciclista. L’obiettivo della Procura, guidata dal pm Patrizia Foiera, è quello di fare luce su quanto accaduto e accertare eventuali responsabilità. Sono stati già ascoltati numerosi testimoni, tra cui Renato Vallanzasca, e nelle prossime settimane gli interrogatori proseguiranno. Fu proprio il bel Renè, una ventina di anni fa, a raccontare che, durante la sue detenzione, era stato avvicinato da un altro detenuto che gli avrebbe detto: «Hai qualche milione da buttare? Se sì, puntalo sul vincitore del Giro. Non so chi vincerà, ma sicuramente non sarà Pantani».
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