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Maglia nera
18 Luglio 2024 - 08:48
In Campania un’attività su tre viene svolta da irregolari. Un triste primato rappresentato dai cosiddetti invisibili che ogni giorno si recano nei capannoni, nei cantieri o nelle case per prestare la propria attività lavorativa. Non sono solo le persone che versano in condizioni di particolare fragilità sul piano economico-sociale, spesso soggetti a intimidazioni o violenze, ma sono anche lavoratori che fanno il secondo lavoro, cassintegrati e pensionati, per integrare le entrate e arrivare a fine mese. Numeri elevati che dilagano maggiormente d’estate nei bar, ristoranti e perfino nelle strutture extralberghiere con un tasso d’irregolarità altissimo e che fa lievitare il fatturato del sommerso. È una giungla di precariato e lavoro nero, dunque, il mercato del lavoro in Campania. Un’autorevole conferma giunge dal Cnel con il rapporto su “Mercato del lavoro e contrattazione collettiva” su dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Secondo il rapporto, è in Campania che si registrano gli indici più alti di lavoratori irregolari (43 per cento). Seguono a distacco, Basilicata (28), Calabria (27), Toscana (24), Liguria (22). La Campania colleziona anche un altro primato: l’incidenza regionale (14,1) sul totale di persone prese in carico dai Centri per l’impiego. Secondo il Rapporto Anpal 2022, superano la cifra di Sicilia (12,1), Lombardia (9,8), Veneto (8,3) e Piemonte (8,1), regioni dai Cpi più gettonati. Il dilagare del lavoro irregolare in Campania è confermato anche dal “Dossier Lavoro” della Camera dei Deputati che recentemente ha dipinto un quadro desolante: su 5.611 ispezioni eseguite in Campania nel 2022, il 69,52 per cento delle aziende controllate viola le normative vigenti. Un dato preoccupante, seppur inferiore alla media nazionale del 72 per cento, che evidenzia come il malcostume del lavoro nero non abbia confini geografici e sia alto soprattutto d’estate nelle campagne.
Al riguardo, Raffaele Amore, presidente Cia agricoltori Campania, spiega che le associazioni dei lavoratori delle attività agricole sono impegnate fortemente nel condannare caporalato e lavoro irregolare, di cui sono vittime soprattutto le donne: «La loro condizione è resa ancora più precaria dalla mancanza di tutele e dal clima di omertà che spesso circondano queste situazioni. Dal canto nostro, continueremo a monitorare la filiera agricola affinché distribuisca il reddito in maniera uniforme ed equa, dando la possibilità all’imprenditore di lavorare nelle regole e non ricorrere all’illegalità e allo sfruttamento del lavoro»
Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania, afferma che il lavoro irregolare non è una peculiarità della sola Campania: «Ci sono sacche di lavoro irregolare in tutto il Paese. Di recente sono state individuate anche in comparti ed aree considerate immuni, come le vigne piemontesi e imprese agricole e turistiche venete. Quello che era considerato una volta un lavoro minorile, oggi è più pregnante in agricoltura, costruzioni, turismo. Sono settori nei quali l’imprenditore costringe chi ha necessità di lavorare a sottoscrivere un contratto fittizio di poche ore che diventano addirittura otto senza alcun corrispettivo. È evidente che se il sistema di controlli non viene avvertito dalle aziende come realmente presente, il rischio è di continuare a fare la conta dei lavoratori privi di diritti e delle morti sul lavoro».
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