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Faida di Chiaia, via al processo: i nuovi ras puntano allo sconto

Agguati e minacce per comandare alla Torretta, l'emergente ras Giovanni Strazzullo e i suoi fedelissimi chiedono il rito abbreviato

Faida della Torretta clan Strazzullo

(Nei riquadri gli imputati Giovanni Strazzullo “’o chicco”, Armando Mastroianni ed Emanuele Mastroianni)

NAPOLI. Faida della Torretta di Chiaia, dopo la sfilza di arresti in cui è incappata l’estate scorsa, la paranza capeggiata dall’emergente ras Giovanni Strazzullo “’o chicc” prova a evitare la prima stangata giudiziaria. Concluse le indagini preliminari e rimediato il rinvio a giudizio, il giovane capozona e i suoi fedelissimi hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. L’istanza è adesso “sub iudice” e il nodo sarà sciolto nell’udienza calendarizzata per il prossimo 19 settembre. Toccherà in seguito al collegio difensivo, composto tra gli altri dal penalista Giuseppe De Gregorio, provare a limitare i danni per i propri assistiti, cercando di aprire una crepa in quadro indiziario rivelatosi fin qui granitico. L’inchiesta aveva consentito di fare luga su una stagione di sangue e piombo che andava avanti da ormai quasi tre anni, cioè da quando le nuove leve del clan Strazzullo avevano deciso di conquistare la Torretta di Chiaia, mettendo alla porta tutte le cosche rivali, dai Frizziero-Piccirillo ai Cirella, attualmente riuniti in un’unica holding criminale. «Se non te ne vai da qua ti rompo la testa». «Devi scomparire , altrimenti ti sparo». Sono state queste alcune delle minacce che i componenti del gruppo della Torretta capitanato da Giovanni Strazzullo “’o chicc”, figlio del ras Enrico Strazzullo e legato all’Alleanza di Secondigliano e in particolare ai Licciardi, avevano pronunciato nei confronti di un parcheggiatore abusivo di Chiaia, costretto effettivamente a lasciare il quartiere. Ma non solo: secondo l’accusa e ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, in cinque avrebbero messo a ferro e fuoco la zona con stese, scorribande armate e agguati nei confronti degli esponenti dei Frizziero e imponendo tangenti ai parcheggiatori abusivi della zona. Cento euro a settimana da ognuno, se le vittime volevano continuare a “lavorare”. I primi a finire in manette sono stati Giovanni Strazzullo e Armando Mastroianni, arrestati lo scorso 9 settembre. Poi è stato il turno degli altri indagati coinvolti nella stessa inchiesta: Mariano Cangiano, Gennaro Ruggiero ed Emanuele Mastroianni. Le indagini hanno consentito di ricostruire alcune stese in via Santa Maria della Neve e via Camillo Cucca, così come la costante disponibilità di armi da fuoco del gruppo, anche di grosso calibro e a canna lunga, la sparatoria contro l’abitazione di Alvino Frizziero e l’agguato fallito ai danni di Giuseppe Pugliese. Una breve ma intensa stagione di terrore, che solo per una pura casualità non è culminata in un grave fatto di sangue. Con la scelta del rito abbreviato, viste le pesanti accuse formulate contro di loro dalla procura, il ras Giovanni Strazzullo e i quattro uomini del gruppo criminale proveranno adesso a evitare la stangata, puntando così a un sostanzioso sconto di pena in caso di eventuale condanna. L’appuntamento in aula è stato calendarizzato per il prossimo 19 settembre, quando il giudice, valutate le richieste dei cinque imputati, scioglierà finalmente la riserva.

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