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il processo

Droga no stop al Parco Verde di Caivano, condannati i narcos dei Sautto-Ciccarelli

Il fratello del boss limita i danni e incassa 13 anni in continuazione con un'altra sentenza

Spaccio di droga a Caivano

(Nella foto controlli dei carabinieri nel Parco Verde di Caivano)

NAPOLI. Fiumi di droga al Parco Verde di Caivano, si è concluso ieri mattina il processo di primo grado per i presunti narcos del clan Sautto-Ciccarelli che, dopo la retata del maggio 2021, avevano chiesto di essere giudicati con il rito ordinario. Il dibattimento, celebrato innanzi alla prima sezione collegio b del tribunale di Napoli Nord ha riservato qualche sorpresa: due imputati sono stati infatti assolti, per un altro è stata dichiarata la prescrizione, mentre cinque, tra cui Gennaro Sautto (nella foto in basso), fratello del ras e più noto Nicola Sautto, sono stati condannati.

Questa nel dettaglio la sentenza pronunciata ieri: Nicola Anatrello, 13 anni e 4 mesi di carcere; Luigi Centonze, escluse le aggravanti, reati estinti per intervenuta prescrizione; Raffaele D’Angelo e Gennaro Di Martino assolti; Michele Iulio e Francesca Donatiello, 6 anni e 8 mesi a testa; Gennaro Antonio Sautto, 13 anni in continuazione con altra sentenza; Antimo Rolando Vasapollo, 14 anni e 8 mesi in continuazione con altra sentenza. Più che un rione, un girone infernale che brucia tra spaccio di droga a qualsiasi ora del giorno e piani di morte terrificanti.

Tra le pieghe dell’inchiesta che aveva portato all’esecuzione di oltre cinquanta misure cautelari emergeva non soltanto l’incessante smercio di stupefacenti all’interno del Parco Verde di Caivano ma anche la volontà dei capi e dei promotori del clan di mettere a segno almeno due omicidi quantomeno singolari: il primo episodio ha visto protagonista il ras Massimo Gallo, che nel 2013 si sarebbe appostato per diversi giorni, armato di kalashnikov, all’interno di una scuola media della zona pronto a tendere un agguato al boss rivale Antonio Ciccarelli; nel secondo caso il piano di morte vide protagonista Gennaro Masi, oggi collaboratore di giustizia, il quale aveva preparato una vasca di acido nel quale avrebbe dovuto immergere il capopiazza Mario Russo. In entrambi i casi fu il capoclan Nicola Sautto a mettere pace.

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