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Ponticelli, la faida cambia pelle: nel mirino amici e parenti dei ras

I reduci dei De Luca Bossa alzano il tiro, sullo sfondo l’ombra dei Mazzarella

Ponticelli, la faida cambia pelle: nel mirino amici e parenti dei ras

Nei riquadri il ras del rione De Gasperi Salvatore Montefusco, alias “Zamberletto”, e il fratello Emanuele Pietro, ucciso in un agguato a inizio luglio

Non più soltanto attacchi diretti, ma anche vendette trasversali. Negli ultimi mesi la faida di Ponticelli sembra aver progressivamente cambiato pelle, con ras e affiliati più guardinghi rispetto al passato e, di conseguenza, meno vulnerabili. I clan rivali avrebbero così deciso di aggirare il problema puntando sempre più ad amici e parenti degli obiettivi designati. Anche a quelli senza alcun tipo di legame con la criminalità organizzata. Proprio nell’ambito di questo brusco cambio di strategia avrebbe perso la vita a inizio luglio Emanuele Pietro Montefusco, venditore ambulante e fratello del ras recentemente arrestato Salvatore Montefusco, detto “Zamberletto”. Che l’omicidio consumatosi la mattina del 7 luglio in via Argine potesse essere stato il frutto avvelenato di una vendetta trasversale lo si era intuito già dalle prime battute delle indagini. Emanuele Montefusco aveva alle spalle solo dei piccoli guai con la legge, piuttosto risalenti nel tempo. Aveva insomma messo la testa a posto e sbarcava il lunario con la sua bancarella di rotoloni di carta. Un mestiere umile, ma dignitoso, che non è stato però sufficiente a tenerlo lontano dalla furia dei killer che volevano in realtà colpire il fratello, diventato negli ultimi anni il capozona del rione De Gasperi, prima per conto del clan De Luca Bossa-Minichini e poi del clan Mazzarella. La circostanza è stata messa nero su bianco proprio nel decreto di fermo emesso dai pm della Dda Simona Rossi e Sergio Raimondi: «Nel contesto camorristico evidenziato si inquadra anche l’ultimo fatto di sangue in ordine cronologico verificatosi nel quartiere Ponticelli, ossia l’omicidio di Emanuele Pietro Montefusco, attinto brutalmente da diversi colpi d’arma da fuoco in via Argine. L’agguato di chiara matrice  camorristica è con tutta probabilità, data l’estraneità del soggetto attinto agli attuali scenari di criminalità organizzata, una vendetta trasversale, posta in essere proprio allo scopo di colpire gli odierni indagati», vale a dire il ras “Zamberletto”, il figlio Carmine Montefusco e Antonio Galasso, arrestati pochi giorni fa per usura e droga. Vale la pena ricordare che ad oggi le indagini sul delitto sono ancora in corso e l’agguato mortale teso a Montefusco non è purtroppo il solo ancora irrisolto. Sullo sfondo c’è anche un altro grave fatto di sangue, il tentato omicidio, avvenuto tra viale delle Metamorfosi e via Bartolo Longo, il 29 marzo, di Giuseppe Tulipano e Vincenzo Rienzo: «L’evento - scrivono ancora i pm - è da collocarsi ancora una volta all’interno della faida in atto da anni tra le organizzazioni camorristiche operanti a Ponticelli, che si contendono a suon di omicidi, tentati omicidi e stese il controllo del quartiere». Tulipano e Rienzo sono ben noti alle forze dell’ordine ed entrambi sono stati più volte controllati in strada mentre si trovavano, durante l’ultimo anno, in compagnia proprio di “Zamberletto”. Anche l’agguato ai loro danni (furono inseguiti e investi da un’auto) potrebbe essere stato un tentativo di colpire il nuovo ras.

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