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La storia

Lascia il marito e porta il figlio in Ucraina, il padre: «Rivoglio il mio bambino»

Due sentenze sentenze stabiliscono il rientro in Italia del piccolo e l’affidamento al padre. Appello a Tajani: costringetela a rispettare la legge

Lascia il marito e scappa con il figlio in Ucraina, il padre: «Rivoglio il mio bambino»

Mirko Cappelli, napoletano, dall’ottobre 2018 ha perso contatti con il proprio bambino

NAPOLI. Da circa sei anni non vede il figlio e si sta battendo con tutte le sue forze per riabbracciarlo. Il quotidiano “Roma” ha già parlato della vicenda nel 2021 ma a distanza di tre anni nulla è cambiato nonostante la giustizia italiana sia andata avanti. E per questo torniamo sul fatto per dare voce ad un padre in difficoltà e per sensibilizzare le istituzioni ad interessarsi al caso. È la storia di Mirko Cappelli, napoletano, che dall’ottobre 2018 ha perso contatti col proprio bambino.

La questione nasce nel 2015 quando l’uomo ha sposato una cittadina di origine ucraina. Dalla loro unione è nato un figlio, che la donna, qualche anno dopo e senza il benestare del padre, si è portato nel suo Paese. Una vicenda drammatica per un padre che desidera rivedere suo figlio.

«Sono anni che non vedo mio figlio – racconta Mirko Cappelli – e desidero riabbracciarlo. Il Covid non ha aiutato la mia situazione e poi è scoppiata la guerra. La vicenda però nasce da molto prima. Ho provato anche ad offrire un riparo in Italia all’indomani dell’inizio del conflitto ma l’invito è stato rifiutato. Mi sono rivolto alla giustizia italiana e le sentenze mi danno speranza, ma dall’altra parte c’è la giustizia ucraina che fa il suo corso ed un Paese che ha definito il bambino ormai un loro cittadino. Ma come è possibile se mio figlio è cittadino italiano, nato in Italia, da padre italiano e con residenza stabile in Italia?». Nella mente del padre non c’è assolutamente l’idea di mollare.

«La mia battaglia – continua Mirko – andrà avanti fin quando non rivedrò mio figlio. Mi batterò in tutte le sedi opportune. Sono stato privato di qualsiasi forma di contatto con lui. La mia ex moglie sta violando i diritti del bambino ed anche i miei. Il governo italiano sta sostenendo quello ucraino in questi anni complicati e spero che questo possa aiutare il mio caso. Faccio appello a tutte le istituzioni nazionali e locali. Mi rivolgo al premier Meloni, al ministro degli Esteri Tajani, al governatore De Luca, al sindaco di Napoli Manfredi ed agli esponenti comunali vicini a Tajani. Aiutatemi a rivedere mio figlio. Mi auguro, anche attraverso l’aiuto della stampa, di ricevere risposta».

Nel frattempo ad occuparsi della vicenda da anni è la giustizia italiana. Ma nonostante le sentenze a favore del padre, il bimbo resta ancora con la madre all’estero. A seguire legalmente tutta la questione sin dall’inizio è l’avvocato nonché sorella di Mirko, Mara Cappelli: «Il Tribunale di Napoli, nel 2020, ha emesso una sentenza attraverso la quale si è stabilito il rientro in Italia del bambino e l’affidamento al padre. Inoltre, ad agosto dello stesso anno, anche il tribunale ucraino di Zaporizhia, investito per la Convenzione dell’Aja, ha ordinato il rientro in Italia del piccolo. Sembrava fatta. Poi il Covid e la guerra hanno influito sull’intera vicenda ed in un secondo momento la giustizia ucraina ha cambiato posizione. Ma non ci siamo arresi. Nel 2022 il tribunale penale di Napoli condanna la donna a tre anni di reclusione per sottrazione internazionale di minori e le sospende la potestà genitoriale. Viene chiesto un mandato di arresto internazionale ma al momento non ci risulta eseguito. Chiediamo giustizia e l’esecuzione delle sentenze, specialmente ora visto che a quanto apprendiamo la donna è nei confini Ue».

Al momento a raccogliere l’appello di Mirko Cappelli è Iris Savastano, consigliera comunale e coordinatrice cittadina di Fi, che si dice disponibile a «far arrivare una nota al ministro degli Esteri Tajani per informarlo del caso».

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