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malanapoli
13 Agosto 2024 - 21:39
Nei riquadri i danni subiti dal negozio a causa dello scoppio
NAPOLI. Notte di inferno al Vomero, dove l’ombra del racket di Ferragosto torna a fare paura. Nonostante le numerose retate messe a segno nel quartiere collinare nel corso degli ultimi anni, su tutte quella che a ottobre 2021 ha disarticolato il temibile clan Cimmino-Caiazzo, la piaga del pizzo continua purtroppo a serpeggiare. È proprio questa, infatti, la pista che stanno privilegiando i carabinieri chiamati a indagare sul raid incendiario messo a segno la scorsa notte in via Case Puntellate 28/b. A finire nel mirino è stata una nota attività commerciale della zona, il negozio di tatuaggi “Tattoo Parlor”, contro il quale ignoti hanno lanciato una molotov che ha causato seri danni alla vetrina e a parte degli interni. L’allarme è scattato intorno alle 2,30 di martedì notte. È intorno a quell’ora che i carabinieri del nucleo Radiomobile di Napoli, informati dell’accaduto da alcuni residenti che avevano sentito un forte scoppio, sono intervenuti in via Case Puntellate per un incendio in un esercizio commerciale. Arrivati sulla scena, i militari dell’Arma e i vigili del fuoco si sono ritrovati davanti a un quadro a dir poco allarmante. Le fiamme, domate nel giro di qualche minuto, avevano danneggiato buona parte dell’ingresso e della vetrina del negozio. Domato il rogo, è poi bastato un primo sopralluogo per accertare la causa dell’incendio: qualcuno aveva lanciato contro il “Tattoo Parlor” una molotov. In quel momento la titolare dell’attività si trovava fuori Napoli per trascorrere qualche giorno di relax. La sua vacanza è stata però rovinata dall’accaduto, tant’è che la stessa nelle ore successive ha affidato ai social un duro sfogo: «Hanno provato a dare fuoco al mio negozio, ma ci rialzeremo più forti di prima e lo faremo ancora più bello. Non ci affosserete e non molleremo. Ci sono troppi sacrifici in questo negozio». Le indagini dei carabinieri sono intanto già partite. Gli investigatori dell’Arma hanno acquisito le immagini registrate da alcune telecamere della zona e non è da escludere che i responsabili del raid possono essere identificati in tempi ragionevolmente brevi. La pista principale, neanche a dirlo, è quella che conduce a un’intimidazione finalizzata a intascare una tangente estorsiva. Una classica prassi camorristica, soprattutto in prossimità delle festività estive. Resta però da capire quale sia la “firma” sul raid. Il clan Cimmino-Caiazzo, soprattutto dopo gli arresti di tre anni fa e il pentimento del boss Luigi Cimmino, oggi appare estremamente indebolito. Non è però da escludere un suo coinvolgimento nella vicenda, magari con qualche emergente luogotenente, così come gli inquirenti non escludono che dietro il rogo possa esserci la mano dell’Alleanza di Secondigliano, con cui il clan Cimmino è stato per anni in ottimi rapporti. L’ultimo episodio simile risaliva a inizio luglio scorso, quando a Materdei una bomba incendiaria è stata scagliata contro il bar “Pausa Caffè”. In quel caso le indagini si stanno focalizzando sugli ambienti criminali del rione Sanità e in particolare sui reduci del gruppo Sequino.
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