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La Vanella fa ancora paura, il ras Accurso resta al 41bis

Nordio proroga il carcere duro: il boss potrebbe tornare al comando

La Vanella fa ancora paura, il ras Accurso resta al 41bis

NAPOLI. Un’indole «pericolosa e sanguinaria». Nonostante i quasi dieci anni trascorsi al carcere duro e la sfilza di condanne ricevute, tra cui l’ergastolo definitivo per gli omicidi dei fratelli Antonio e Carlo Matuozzo, il boss secondiglianese Umberto Accurso fa ancora paura. Non solo, secondo due distinti uffici investigativi, la Dda di Napoli e la Dna, potrebbe addirittura riprendere in mano le redini del clan della Vanella Grassi, ancora oggi attivo e persino pronto ad allargarsi oltre i confini del capoluogo.

Davanti a un quadro dalle tinte più fosche che mai la decisione del ministro della Giustizia Carlo Nordio è stata ineluttabile: il 32enne ras Umberto Accurso resterà al 41bis almeno per i prossimi due anni. Il decreto è stato emesso dal guardasigilli l’1 agosto ed è stato da poco notificato al boss della Vanella, attualmente ristretto al carcere duro nel penitenziario di Novara. La decisione del ministro è stata riportata in un provvedimento a dir poco corposo e supportato dalle relazioni fornite dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli guidata da Nicola Gratteri e dalla Direzione nazionale antimafia condotta da Giovanni Melillo.

La partita potrebbe però non essere ancora del tutto chiusa: il difensore del ras Accurso, l’avvocato Dario Carmine Procentese, ha infatti già preparato il ricorso e l’istanza sarà valutata da qui alle prossime settimane dal tribunale di Sorveglianza di Roma. La strada verso un affievolimento della misura custodiale resta però al momento in salita. Nelle 29 pagine del decreto firmato dal ministro Nordio Umberto Accurso viene infatti tratteggiato come un criminale «di indole pericolosa e sanguinaria». Basti ricordare che il suo nome è prepotentemente balzato alla ribalta della cronaca nazionale nel 2016, quando, in seguito alla decisione del tribunale minorile di sospendergli la potestà genitoriale, si rese protagonista di una micidiale sventagliata di mitra contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano.

Gli inquirenti di Dda e Dna rilevano inoltre, sulla scorta delle ultime inchiesta giudiziarie, che il clan della Vanella Grassi è ancora oggi attivo e forse persino in espansione, motivo per il quale «non si può escludere che un ritorno di Accurso all’ordinario regime carcerario permetterebbe la ripresa dei rapporti con il proprio gruppo criminale e l’agevole comunicazione con i propri familiari o indirettamente con i propri accoliti in libertà, permettendogli di riprendere le effettive redini del comando e indirizzando le scelte criminali del gruppo, potendo in tal modo mettere in atto anche eventuali rappresaglie nei confronti dei gruppi contrapposti ancora presenti a Scampia e Secondigliano».

Secondo gli inquirenti, nonostante la lunga detenzione al 41bis, Accurso, stando a quanto emerso dall’analisi dei colloqui visivi e telefonici con i parenti, avrebbe continuato «a inviare ordini e disposizioni da impartire, ricevendo al contempo i necessari aggiornamenti». A schiacciare il ras secondiglianese, infine, la decisione di non essersi mai pentito e nemmeno dissociato dalla malavita.

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