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Malanapoli
11 Settembre 2024 - 09:03
Nella foto la brutale aggressione subita dall’agente municipale ad aprile scorso; nel riquadro l’imputato Carmelo Maglione
NAPOLI. Vigile pestato a sangue sulla Domiziana per un sorpasso non gradito, per i responsabili del raid la stangata non arriva. Ad aprile scorso si erano resi protagonisti del brutale pestaggio ai danni di un agente municipale in servizio nel Comune di Napoli.
L’aggressione avvenne sulla Domiziana, in località Varcaturo, e si consumò davanti a decine di automobilisti terrorizzati. La scena, neanche a dirlo, fu ripresa con uno smartphone in poche ore fece il giro del Paese. Nonostante l’eco mediatica che ebbe la vicenda, Carmelo Maglione, figlio del defunto boss di Villaricca Francesco Maglione, e i tre complici sono riusciti però cavarsela con pene tutt’altro che esemplari.
Ieri pomeriggio si è concluso il processo di primo grado celebrato davanti al gup del tribunale di Napoli Nord, Mariangela Guida. Il giudice ha condannato Carmelo Maglione, difeso dall’avvocato Luigi Poziello, a 3 anni di reclusione; gli altri tre imputati, Thomas Sanniola, Pietro Sarnelli e Pasquale Sarnelli, tutti assistiti dall’avvocato Domenico Dello Iacono, hanno rimediato invece 2 anni e 4 mesi a testa. Il gup ha concesso a Maglione junior anche gli arresti domiciliari: il rampollo ha così potuto lasciare il carcere di Poggioreale.
L’aggressione risaliva al 7 aprile scorso ed era avvenuta sulla Domiziana. Secondo la ricostruzione, l’agente, libero dal servizio, che viaggiava in auto con la propria famiglia, fu costretto a scendere, per essere poi accerchiato e colpito ripetutamente con calci e pugni fino a perdere i sensi: la lite sarebbe stata scatenata da un sorpasso non gradito.
Dopo la diffusione del video della violenza sui social, Maglione e i suoi complici avevano cercato di attenuare la propria posizione, dichiarandosi coinvolti solo casualmente e non come parte di un gruppo. Hanno fatto finta, insomma, di non conoscersi.
Le indagini hanno però fatto emergere poi una verità diversa: i tre erano amici e si frequentavano regolarmente. Interrogato dagli inquirenti, il malcapitato agente municipale aveva spiegato che «le due auto zigzagavano tra di loro e più di una volta, una delle due si affiancava all’altra, rallentando la marcia di chi li precedeva e creando pericolo per la circolazione... gli occupanti delle due auto colloquiavano tra di loro, come se si conoscessero. Appena ho imboccato la Ss7 quater notavo che l’auto nera rallentava, posizionandosi sulla corsia di destra. In quel momento la superavo, mentre quella verde era sempre posizionata davanti alla mia auto sulla corsia di sorpasso».
Superata anche questa seconda vettura, ecco che inizia l’inferno. I due grossi suv tallonano il malcapitato vigile, fino a costringerlo ad arrestare la marcia: «Appena sceso dalla mia auto, non mi accorgevo che da tergo giungeva l’altra auto di colore nero che mi investiva facendomi rovinare al suolo. Subito mi rialzo, ma venivo aggredito fisicamente dagli occupanti di entrambe le auto». Attimi di puro terrore, degni della pellicola “Arancia meccanica”. Per la gang di aggressori la stangata non è però arrivata.
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