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Il caso
16 Settembre 2024 - 08:57
NAPOLI. «Per i napoletani il caffè è un rito, tradizione, socialità. È la scoperta di un’esperienza unica. Un rincaro della tazzina a 2 euro sarebbe preso malissimo». A sostenerlo, Massimiliano Rosati, contitolare con Antonio ed Arturo Sergio dello storico Gran Caffè Gambrinus.
Rosati sottolinea come il costo della materia prima è relativo: «Ci sono voci che incidono di più sui prodotti. A parte gli aumenti del prodotto grezzo africano e brasiliano, dovuto a fattori climatici, e il maggiorato costo del trasporto via mare che sta circumnavigando Suez per fattori bellici, incide sul prezzo della tazzina sia la bolletta dell’energia elettrica, sia perché, nel nostro caso Gambrinus, fa parte degli esercizi storici d’Italia. Un fattore che induce soprattutto i turisti a farvi tappa obbligata con visita agli ambienti. Al contrario di alcuni locali che hanno aumentato oltre misura i prezzi, Gambrinus li ha adeguati (1,60 euro al banco) da tempo con moderazione alla stregua dei locali storici d’Italia, di cui è tra i primi dieci».
E dicono no al paventato aumento della tazzina i napoletani: il costo non si tocca. «Il caffè è l’oro di Napoli, è il simbolo della conviviabilità, accessibile a tutti», afferma Lucia Capobianco (Silced ZeroCarta Caf). «Equivale al buongiorno con il suo profumo, ad un stretta di mano, con la sua forza. Ad una pausa lavorativa, con il suo relax. Tutto ciò non ha prezzo, però non può subire un aumento indiscriminato. Senza voler essere anacronistici per questa bevanda così speciale bisognerebbe applicare uno special price, non un indiscriminato aumento dell’espresso».
Anche Carlo Capuano, specialista in Odontoiatria, boccia senza mezzi termini il paventato aumento del costo della tazzina al banco. «È uno scandalo. Il caffè a Napoli non è una bevanda. È una tradizione, la nostra storia. È la napoletanità in una tazzina. E la storia non si compra, si vive».
Per i napoletani si può rinunciare dunque a tutto, ma non a un caffè al bar, come spiegava Eduardo al proprio dirimpettaio in “Questi fantasmi”. Come non si rinuncia a questa bevanda al momento delle condoglianze di cui si usa accompagnare il dono di una bollente tazzina.
Scarso raccolto, aumento del costo del trasporto via mare per gli eventi bellici nel mar Rosso che costringono le navi cargo ad aggirare Suez, l’accaparramento della materia prima da parte dei fondi speculativi per fare aumentare i prezzi alla raccolta. Queste alcune delle cause che imporrebbero un più alto prezzo della tazzina e del cappuccino al bar.
«Proporre l’espresso a 2 euro è tuttavia esagerato», osserva Walter Wurzburger, titolare del Caffè Kremoso. «In Galleria, al bookstore Mondadori dove opera il nostro bar Kremoso, il caffè in tazzina costa 1,30 euro, è un prezzo giusto visto che è un luogo di prestigio. Riteniamo che sia un prezzo giusto, nonostante i costi da sostenere. A parte le bollette energetiche e dell’acqua, anche la difficoltà di reperire ragazzi disposti a fare questo lavoro con continuità. Oggi preferiscono guadagnare subito, non rispettare i turni di lavoro, soprattutto nei fine settimana».
Anche Giuseppe Marzio, titolare Gran Bar Franco, boccia l’aumento della tazzina a 2 euro. «È fuori ogni logica di mercato. Anche noi abbiamo subito un ritocco del prezzo della miscela, ciononostante il prezzo della tazzina è rimasto inalterato».
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