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Camorra

Faida a Napoli Nord, sconti in Appello

Lo scissionista dei Moccia pochi mesi fa era stato già scarcerato per decorrenza dei termini di fase

Faida a Napoli Nord, sconti in Appello

Nella foto il ras Ciro Serrapiglia in occasione del suo ultimo arresto

NAPOLI. Dopo l’inattesa scarcerazione per decorrenza dei termini di fase, il ras afragolese Ciro Serrapiglia, esponente di punta del gruppo scissionista dei Moccia capeggiato da Renato Tortora, ottiene un altro verdetto favorevole.

La Corte d’appello di Napoli ha infatti riconosciuto le attenuanti generiche sia a Ciro Serrapiglia, difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Claudio Davino, che a Rosario Garzia “’o lione”, assistito invece dall’avvocato Antonio Mormile. Quella che ne è venuta fuori, al termine del secondo grado di giudizio, è stata una decisa sforbiciata alla precedenti condanne.

Serrapiglia è passato infatti da 20 anni di reclusione a 12 anni; il coimputato Garzia ne, che oltre che di associazione mafiosa rispondeva anche di estorsione, se l’è cavata invece con 15 anni di carcere a fronte dei precedenti 23 anni.

Sulla testa di Ciro Serrapiglia pendeva soprattutto il peso delle intercettazioni a carico di Antonio Lucci “’o pazzo”, altro elemento di spicco della mala afragolese, il quale in più di un’occasione faceva riferimento al fatto che Serrapiglia, in quel frangente detenuto, doveva essere economicamente sostenuto, così da farsi la galera “tranquillo”.

Insomma, doveva ricevere tutti i trattamenti che i clan riservano di solito ai propri affiliati di maggiore spessore. Garzia, oltre che di camorra, doveva rispondere anche di un episodio estorsivo, anche questo ricostruito grazie alle intercettazioni.

Da un’ambientale emergeva infatti che “’o lione”, verso la fine del 2019, aveva incassato 2.500 euro a titolo di estorsione da un negozio di telefonia sul corso principale di Afragola. L’aguzzino, evidentemente non ancora soddisfatto, faceva presente al proprio interlocutore che presto avrebbe preteso anche tre telefonini iPhone.

Nonostante il quadro indiziario schiacciante, sia Serrapiglia che Garzia in appello sono riusciti a ottenere un importante sconto di pena, con condanne quasi dimezzate rispetto al primo grado di giudizio, quando avevano incassato rispettivamente 20 e 23 anni di reclusione.

Il nome di Serrapiglia era balzato alla ribalta della cronaca già tre anni fa, quando l’ex esponente del temibile clan Moccia, è stato formalmente indagato per l’omicidio di Giuseppe Orlando, assassinato il 29 marzo del 2020 in un plateale agguato di camorra consumatosi nel pieno centro della cittadina alle porte di Napoli Nord.

La vittima, parente stretta del “senatore” Francesco Favella, venne braccata nel momento in cui stava per uscire con l’auto da un parcheggio e, nonostante il disperato tentativo di fuga, venne assassinata a colpi di pistola mentre si trovava ancora all’interno dell’abitacolo.

All’esecuzione mortale, come dimostrato dalla telecamera che inquadrò la scena, presero parte almeno due persone, ma adesso, grazie alle ultime scottanti rivelazioni di Luigi Migliozzi e Lucio Caputo, per almeno uno dei sicari potrebbe essere giunta la resa dei conti. A marzo scorso però il ras Serrapiglia è nuovamente tornato a piede libero per decorrenza dei termini di fase.

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