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Camorra

Stesa alle Case Nuove, nuovi venti di guerra

Spunta l’ipotesi di una guerra tra i Marigliano e altri gruppi di malavita

Stesa alle Case Nuove, nuovi venti di guerra

NAPOLI. Dieci bossoli calibro 9 per marcare il territorio e intimidire i nemici di camorra. Così gli investigatori interpretano la “stesa” di ieri notte alle Case Nuove, frutto avvelenato dei contrasti in corso tra il gruppo Marigliano e le altre organizzazioni. Una guerra che va avanti a fase alterne e con rimescolanti interni alla malavita del rione, da gennaio scorso.

Allora, il 17 di quel mese, fu ferito gravemente in un agguato Nicola Giuseppe Moffa detto “Nico”, 19enne vicino a coetanei dei Contini. Le tensioni sono rimaste e l’ultimo episodio lo dimostrerebbe. L’allarme è scattato in via Padre Ludovico da Casoria con una telefonata anonima intorno alla mezzanotte di sabato e sul posto si sono precipitati i poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale della questura e del commissariato Vicaria-Mercato.

Ai quali è bastato dare un’occhiata per capire che la segnalazione era veritiera: a terra, all’altezza del civico 32, hanno repertato ben 10 bossoli calibro 9, tipico delle azioni di stampo camorristico. Nessuno è rimasto ferito né sono stati riscontrati segni di impatto su muri, balconi o finestre. Il che fa pensare a un messaggio in stile malavitoso.

Le indagini, partite immediatamente, si sarebbero già orientate verso la pista dello scontro in atto alle Case Nuove, rione del quartiere Mercato a metà strada tra la zona della stazione centrale e l’area dell’ospedale Loreto Mare. L’esordio fu rappresentato dal tentato omicidio di “Nico” Moffa, poi si sono verificate altre azioni soprattutto di guerriglia con “stese” e scorribande armate. Gli investigatori hanno lavorato fino all’alba per acquisire quanti più elementi possibili per la polizia scientifica e tracce eventualmente lasciate dai malviventi.

Non ci sarebbero immagini utili della videosorveglianza mentre emergerebbe che a sparare sia stata una sola persona con il complice alla guida di uno scooter. Il tempo di fermarsi un attimo ed esplodere i colpi di pistola. Sull’agguato a “Nico” Moffa la Squadra mobile della questura di Napoli, coordinata dalla procura antimafia, è risalita ai presunti responsabili anche grazie a una serie di intercettazioni. “Mamma…cavallo pazzo ha sparato a Nico”.

Alle 18 e 29 del 17 gennaio Gennaro Moffa parlò con la madre e nella concitazione del momento non pensò di poter essere intercettato. Così “Genny” confermò i sospetti degli investigatori su Giuseppe Marigliano in relazione al clamoroso agguato appena compiuto contro il fratello Nicola Giuseppe. Ma non solo: altre conversazioni registrate hanno permesso di capire che i due congiunti erano insieme al momento della sparatoria tra via Ciccone e corso Arnaldo Lucci. Ma solo uno di essi è rimasto ferito.

Nicola Giuseppe Moffa, fu ferito a una gamba mentre un proiettile vagante colpì un’anziana passante a un gluteo, rischiando di ucciderla. Gli investigatori restarono colpiti dal numero enorme di proiettili esplosi,ben 81, circostanza che diede subito la certezza del contesto camorristico in cui era maturata la spaaratoria.

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