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I verbali
24 Settembre 2024 - 08:11
Nei riquadri il boss latitante Massimiliano Esposito “’o scognato” e il suo nemico giurato, il defunto Rodolfo Zinco “’o gemello”
NAPOLI. È stato un pentito molto utile agli inquirenti, capace di tratteggiare gli scenari malavitosi dell’area flegrea e di indicare nomi e circostanze su diversi omicidi. Eppure Marco Conte è salito per la prima volta alla ribalta della cronaca soltanto la settimana scorsa per le sue dichiarazioni sull’agguato mortale ad Antonio Ivone, accusando come mandante Massimiliano Esposito “’o scognato” e Luigi Bitonto come “specchiettista”.
Ma il collaboratore di giustizia ha riferito di diversi altri delitti in verbali ancora inediti pur essendo datati. In uno di essi ha raccontato quando l’altro gruppo, i Rossi-Sorprendente, cercò di ucciderlo. In quell’occasione morì Carmine Legittimo, che stava vicino a lui.
Ecco alcuni passaggi dell’interrogatorio reso ai pm della Dda, con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute assolutamente estranee ai fatti narrati fino a prova contraria.
«Era il 13 giugno 2000 - ha messo nero su bianco Marco Conte - e l’attentato segnò l’inizio del conflitto tra il gruppo Rossi e il gruppo Esposito. Si trattò di un attacco portato al nostro gruppo più che a persone determinate. Anche se spararono contro di me, credo che non ce l’avessero con me in particolare, bensì che volessero compiere un’azione dimostrativa per rivelare a Esposito la loro forza. Gli attentatori erano Dario Esposito, che conoscevo di persona, e il “gemello”, Rodolfo Zinco, che pure conoscevo ma che non potetti scorgere bene poiché incappucciato. Sparò rimanendo in sella a un ciclomotore condotto da Dario Esposito».
«Dopo aver esploso almeno un colpo nella mia direzione - ha continuato Marco Conte - la pistola si inceppò ed egli scese dal mezzo mentre Dario Esposito gridava “corrigli dietro a quel cornuto”. Io fuggii immediatamente verso la casa di Massimiliano Esposito e con me c’erano Carmine Legittimo, Carmine Granieri e Pino Esposito, tutti affiliati al nostro gruppo. Fino a cinque minuti prima con noi si era trattenuto anche Massimiliano Esposito. Ci trovavamo sul marciapiede all’incrocio tra via De Niso e via Diomede Carafa, davanti a una salumeria, a un centinaio di metri dall’abitazione di Esposito. Quando il “gemello” era proprio di faccia a me, alla distanza di un paio di metri. Gli altri miei compagni erano vicini a me: Granieri si trovava sulla soglia della salumeria, Esposito appoggiato a un’autovettura in sosta, Legittimo parlava con me. Stavamo insieme dal mattino e in precedenza avevamo compiuto delle estorsioni».
«Il colpo esploso verso di me colpì Carmine Legittimo. Poiché scappai immediatamente non mi resi conto se furono esplosi altri colpi dopo che il “gemello” era sceso dal ciclomotore. Mi accorsi che Legittimo era rimasto colpito dopo che una signora mi disse che c’era una persona ferita vicino ai binari della Cumana. Riconobbi personalmente Dario Esposito mentre del “gemello riconobbi solo la corporatura, ma Carmine Granieri mi disse che si trattata di lui avendo scorto poco prima sul ciclomotore in via De Niso».
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