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Si pente uomo dei Vastarella: minacce sui muri della Sanità

Si pente uomo dei Vastarella: minacce sui muri della Sanità

Scritte contro Daniele Pandolfi in tutto il rione: «Sei un infame, bastardo». Il 25enne ha deciso di parlare con la Dda: tremano boss e pusher

NAPOLI. Ha deciso di pentirsi, di dare una svolta alla sua vita fatta di reati, di agguati subiti e commessi, di spaccio, affiliazione e obbedienza a una cosca di camorra che adesso lo vuole morto. E lo ha scritto a chiare lettere, senza ombra di dubbi, nel cuore del quartiere che gestisce e comanda: il rione Sanità. Vittima di minaccia è Daniele Pandolfi, 25enne del clan Vastarella che da oltre un mese sta vuotando il sacco e aiutando i magistrati della Dda a ricostruire per filo e per segno le fitte trame di complicità che ci sono nel quartiere tanto caro a Totò e che adesso, nonostante il fermento culturale, turistico e di eccellenze imprenditoriali (vedi la pizzeria Oliva e la pasticceria Poppella) subisce il controllo asfissiante della camorra. Quando si è sparsa la voce che Pandolfi aveva deciso di pentirsi qualche ragazzo, su ordine dei capiclan che adesso sono tutti in galera, ha scritto in tutto il rione frasi contro il pentito: “Daniele Pandolfi pentito infame”. Una frase secca e carica di odio verso chi ha deciso di staccarsi dalla cosca alla quale era stato affiliato fin da giovanissimo e per il quale ha commesso reati. A marzo l’ultimo arresto per il reato di estorsione, minacce e associazione a delinquere di stampo mafioso. Poi la svolta: ha deciso di frantumare il muro di omertà che nel clan Vastarella era stato eretto dai ras grazie ad un rapporto di parentela tra una affiliato e l’altro. Una cosca in stile mafia in grado di gestire una parte dell’impero economico che era stato creato dai Misso e che è andato in frantumi dopo il pentimento di Peppe “’o nasone” e dei suoi nipoti. Pandolfi è il primo, forse di una lunga serie, ad aver deciso di ammettere i reati contestati e a iniziare una collaborazione che pare essere molto precisa e fruttuosa. Ecco perché la cosca ha voluto lanciare un messaggio chiaro non solo a lui, ma a tutti quelli che come lui, sono pronti a seguire la strada della collaborazione. Le scritte sono comparse in via Vergini, in Arena alla Sanità, in piazza san Vincenzo: in tutte le zona di passaggio e in ogni vicolo nella parte, cosiddetta “bassa” del quartiere sotto il controllo dei Vastarella, che sono in contrasto da anni con i Sequino e i Savarese, vecchi boss di spessore che erano prima alleati dei Misso e poi nemici giurati durante la scissione dei Torino di Secondigliano. Le scritte sono in blu e quindi ben visibili anche di notte e sono sotto gli occhi di tutti: commercianti, imprenditori, residenti, parenti degli affiliati e anche del pentito. Sotto gli occhi di chi opera in quel rione con passione per cercare di renderlo migliore di com’è. Eppure, tra scooter che sfrecciano a folle velocità, autovetture che si imbottigliano nel traffico, e turisti in cerca di emozioni forti e genuine, ci sono quelle scritte che campeggiano come un monito. Una situazione del genere si è verificata nei mesi scorsi in un altro rione, non lontano dal rione Sanità. A Miano, nel rione che era la roccaforte dei Lo Russo, sono comparse scritte sui muri: “Ztl Lo Russo”, che tradotto vuol dire: “divieto di accesso per i Lo Russo”. Al rione Sanità si comunica con scritte sui muri. È successo in passato quando i Lo Russo furono scacciati dai vicoli, proprio dai Vastarella. Comparvero scritte: “anti32”. Trentadue è il numero della cabala che rappresenta il capitone, ovvero i soprannomi dei Lo Russo. Non è scluso adesso che le forze dell’pordine facciano una relazione e la depositano in procura per cercare di arrivare ad individuare i responsabili dell’azione, anche perché nella zona, di recente, sono state installate le telecamere di sorveglianza che potrebbero aver ripreso tutto. 
 
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