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Il dibattito

Gratteri agli studenti: «Attenti a seguire i social, leggete i giornali»

Il procuratore incontra i ragazzi a Grumo Nevano

Gratteri agli studenti: «Attenti a seguire i social, leggete i giornali»

Il procuratore Nicola Gratteri

GRUMO NEVANO. «Il silenzio è complicità; la camorra è stata la prima organizzazione ad utilizzare in Italia Facebook per farsi pubblicità e per mandare messaggii di morte, le mafie hanno bisogno di visibilità; leggete ma non da internet perché il 50% non è verità, ma giornali seri che hanno una storia» queste alcune delle risposte che il Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Nicola Gratteri ha dato ai circa 500 studenti che hanno partecipato, nel cinema Sole, all’incontro organizzato dal liceo scientifico Giordano Bruno di Arzano – Grumo.

Un grande dispiegamento di forze, con cecchini sui tetti, decine di carabinieri con il capitano Antonio Maria Cavallo e di poliziotti con il vicequestore Nicola Donadio. A fare gli onori di casa la dirigente scolastica Maria Luisa Buono. A moderare l’incontro lo scrittore e regista siciliano Giulio Rape, nel programma della seconda edizione del dibattito itinerante: “Per Un Pugno Di Terra - Oltre i confini e le macerie”.

Diverse le scuole che hanno aderito, in prima fila i sindaci di Frattamaggiore, Grumo Nevano e Arzano. Il procuratore ha risposto alle domande degli studenti, a cominciare dal suo ingresso in magistratura, alle minacce subite.

«Il non votare può essere un messaggio politico, l’astensionismo è una forma di protesta ma io non sono d’accordo bisogna votare anche se si è disillusi, scegliete il meno peggio, anche se siete disincantati – ha sottolineato Gratteri - parlare di doveri non fa conquistare voti, è un gioco di strategia politica il promettere, la gente vuole sentire parlare di diritti».

Sul rischio social: «Tra i primi ad usare Facebook è stato il cartello messicano mostrando opulenza e ricchezza, un modello. Chi entra in un’organizzazione criminale ne entra povero e ne esce morto o sconterà carcere a vita. In Italia la camorra ha utilizzato Facebook per pubblicità o per mandare messaggi di morte, da qualche anno i giovani si sono spostati su Tik Tok e le mafie si sono trasferite su questo social, le mafie per esistere hanno bisogno di pubblicità come un’azienda. Tik Tok Europa che ha sede a Dublino ha chiesto di incontraci a Roma, in pochi giorni grazie ad un software, hanno cancellato 36mila video. Attenti quindi a seguire i social, leggete i giornali, non internet - dove il 50% delle info non sono vere - quelli che hanno una storia». 

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