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Spaccio no stop ai Quartieri, preso il ras delle “Chianche”

Il capozona, solo pochi mesi fa, era stato assolto dall’accusa di racket

Spaccio no stop ai Quartieri, preso il ras delle “Chianche”

Nella foto controlli della polizia tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli; nei riquadri l’arrestato Antonio Mazzanti e il figlio Mario, ucciso nel 2015

NAPOLI. Nonostante il colossale blitz dello scorso anno, la mala dei Quartieri Spagnoli continua a mostrare una preoccupante “effervescenza”, con il business della vendita di droga al dettaglio che ancora stenta a rallentare. La prova arriva dall’ultima operazione messa a segno sabato sera dalla polizia di Stato: in manette stavolta non è finito però un pusher qualsiasi, ma uno dei pezzi da novanta della criminalità di Montecalvario, Antonio Mazzanti, capozona delle “Chianche” ed esponente di spicco dell’omonimo gruppo criminale.

Il blitz è scattato nella serata di sabato con il personale della polizia di Stato che ha tratto in arresto il 59enne, con precedenti di polizia, per detenzione illecita di sostanze stupefacenti. A entrare in azione sono stati gli agenti del commissariato Montecalvario, che durante i servizi predisposti per il contrasto dello spaccio di droga, hanno notato un uomo che si aggirava con fare sospetto tra le vie Simonelli, del Formale e Speranzella in direzione piazza Carità; quando, probabilmente alla vista degli operatori, quest’ultimo saltava in sella a uno scooter elettrico nel tentativo di sottrarsi al controllo.

Antonio Mazzanti è stato quindi inseguito e immediatamente raggiunto, dopo di che trovato in possesso di dodici dosi di cocaina e 50 euro in banconote di piccolo taglio. Il ras delle “Chianche”, che aveva già alle spalle diversi precedenti, anche specifici, è stato pertanto tratto in arresto dal personale operante e trasferito nel carcere di Poggioreale.

Antonio Mazzanti, vale la pena ricordarlo, è il padre di Mario Mazzanti, il 28enne ucciso nel 2015 nell’ambito del feroce scontro che ancora oggi vede contrapporsi la famiglia delle “Chianche” al gruppo Verrano. Il presunto ras era tra l’altro tornato alla ribalta della cronaca a maggio scorso, quando ha ottenuto una clamorosa assoluzione per una vicenda di racket. Tre diverse cosche infatti avrebbero provato a imporre il pizzo a un caseificio dei Quartieri Spagnoli, ma alla fine le condanne non sono arrivate.

Oltre dieci anni di indagini non sono bastati a fare luce sul racket firmato, in ordine di tempo, dai clan Terracciano, Mazzanti e Saltalamacchia e il processo di primo grado conclusosi a maggio è terminato con quattro inattese assoluzioni. Sono stati scagionati infatti per non aver commesso il fatto i boss dei vicoli Antonio Mazzanti ed Eduardo Saltalamacchia. “Salvi” anche i loro gregari Mario Di Mauro e Ugo Ferrigno.

Il verdetto pronunciato dai giudici della terza sezione penale del tribunale di Napoli non ha per nulla soddisfato le aspettative della procura, che aveva invece chiesto 6 anni e 10 mesi per Mazzanti, 7 anni e 2 mesi per Di Mauro, 7 anni e 6 mesi per Ferrigno e ben 8 anni e 2 mesi per Saltalamacchia. A spuntarla sono state però le argomentazioni portate in aula dal collegio difensivo (avvocati Leopoldo Perone, Riccardo Ferone e Francesco Buonaurio), che è riuscito a mettere in evidenza alcune importanti discrepanze emerse dal racconto reso dalla vittima ai pm. 

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