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il caso

Il boss Nicola Rullo è latitante

L’inchiesta sul sequestro del figlio di un imprenditore del Vasto-Arenaccia: 300mila euro la richiesta

Il boss Nicola Rullo è latitante

NAPOLI. Un sequestro di persona a scopo di estorsione, con rapimento e pestaggio di un 29enne figlio di un imprenditore di Vasto-Arenaccia. Una brutta storia per la quale è in fuga da una quindicina di giorni il boss Nicola Rullo “’o nfamone”, originario delle Case Nuove e legato storicamente ai Contini-Bosti con un ruolo di primo piano. Per gli investigatori della Squadra mobile e i pm della Dda sarebbe il mandante della spedizione compiuta il 28 settembre scorso ai danni del giovane mentre gli esecutori materiali sono stati sottoposti a fermo poi convalidato dal gip: 6 gli indagati, 4 in carcere e due ancora irreperibili tra cui il ras scarcerato in anticipo l’estate scorsa per buona condotta.

Il 30enne figlio dell’imprenditore è stato rapito da un commando, sembra composto da quattro uomini, nel quartiere Arenaccia e poi lasciato libero 24 ore dopo pesto e sanguinante. La Questura non ha diffuso la notizia mentre partivano a tamburo battente le indagini dei poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile con il coordinamento della Procura antimafia, apparso chiaro fin dal primo momento il contesto in cui era maturato il sequestro di persona. Andando avanti negli accertamenti, gli inquirenti hanno scoperto che i rapinatori avrebbero chiesto al padre della vittima ben 300mila euro, non si sa se per un prestito non restituito o soldi derivati da un giuro di usura. Lo scenario non è chiaro e tutti gli indagati vanno ritenuti innocenti fino a eventuale condanna definitiva.

Nicola Rullo, arrestato dai carabinieri a Valencia in Spagna il 30 dicembre 2023, è tornato in libertà l’estate scorsa grazie al ricalcolo per buona condotta della pena definitiva da scontare. Di lui hanno scritto diversi collaboratori di giustizia, tra cui Ciro De Magistris, unico a svelare il mistero del soprannome “’o nfamone”. Un alias, che nel caso di Rullo, non deriva da tradimenti o cambi di casacche (come si poteva pensare visto cosa significa “infamità” per la maggior parte delle persone) ma dal carattere violento del 53enne ras. Più di altri componenti del gruppo evidentemente.

«Conosco Nicola Rullo, responsabile dell’Arenaccia e braccio destro di Edoardo Contini ’o romano», ha raccontato ai pm antimafia Ciro De Magistris. «Non ho mai conosciuto Edoardo Contini, ma so bene che è il capo del clan. Conosco personalmente e benissimo Nicola Rullo, dal 1994. L’ho conosciuto attraverso Mimmo Festa, altro mio amico, affiliato al clan Contini. Anche Festa era quotato nel clan ma Rullo era superiore, anche perché era più violento. L’ho visto picchiare e frustare delle persone; perciò, il soprannome di Nicola “’o nfamone”. Anche io avevo paura quando mi mandava a chiamare: lui, se dove a punire qualcuno, lo convocava, con i suoi uomini lo chiudeva in un cortile e lo legava per poi frustarlo. Mi ricordo che spesso ciò avveniva nel cortile di alcuni palazzi posti nella zona del Loreto Mare». Naturalmente le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria.

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