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Il dibattito

Concessioni, balneari: «La riforma è ingiusta e sbagliata»

Presa di posizione durissima del Sib durante un incontro svoltosi a Napoli alla vigilia della discussione alla Camera

Balneari: «La riforma sulle concessioni è ingiusta, dannosa e per di più sbagliata»

NAPOLI. La riforma sui balneari approvata a settembre in Consiglio dei ministri è «sbagliata, ingiusta e dannosa» e, «sembra che su questo tema la propaganda stia prevalendo sulla politica». Poche parole ma chiarissime quelle del Sib Confcommercio sull'intervento al quale lavora l'Esecutivo per stabilire una regola alla spinosa questione delle concessioni e provare a chiudere la procedura d'infrazione a carico dell'Italia, che si trascina dal 2016. La nuova presa di posizione del sindacato balneari di Confcommercio arriva alla vigilia della discussione prevista per oggi in commissione alla Camera.

«La premier aveva annunciato una riforma che offrisse una soluzione alla questione - ha detto il presidente nazionale del Sib, Antonio Capacchione, a Napoli per un'iniziativa sul tema organizzata da Confcommercio Campania - ma al momento non è così. Questa riforma è sbagliata perchè non applica correttamente la Bolkestein, visto che il presupposto per l'applicazione della direttiva è la scarsità di risorsa e questo significa creare contenzioso. È ingiusta nei confronti dei concessionari, perchè fa addirittura un passo indietro rispetto alla legge Draghi, che riconosceva delle tutele ai concessionari che uscivano ed è dannosa perchè rischia di far saltare un modello che funziona, incentrato sulla gestione diretta e familiare».

Bocciature su tutti i fronti dunque anche se in questi giorni si sono intensificati i contatti tra il Governo e la Commissione europea per trovare una quadra al problema degli emendamenti per correggere il testo iniziale della riforma. «Servirebbe una tutela rafforzata delle concessioni familiari - fa notare Capacchione - come le qualifica il Consiglio di Stato e come veniva riconosciuto dalla legge Draghi».

Per il presidente di Sib Confcommercio l'unico punto positivo del testo attualmente in discussione è la possibilità di differire la scadenza delle concessioni, dando tempo a Comuni e Regioni di disciplinare la materia e attendere magari un’ulteriore evoluzione della normativa. ma si tratta di un pallitivo, anzi del proseguimento di un palliativo che va avanti da tempo e che non sta, per molti del settore, portando a nulla.

«Abbiamo zone ampiamente disponibili - ragiona Capacchione - per il rilascio di nuove concessioni. Per noi le gare vanno fatte solo se c’è l'impossibilità di nuove concessioni demaniali. Questo lo ha chiarito anche la Corte costituzionale dieci giorni fa».

Anche il presidente di Confcommercio Campania, Pasquale Russo, ha messo in evidenza la poca attualizzazione delle concessioni balneari «che non rientrano nella Bolkestein, perchè manca il presupposto rappresentato dalla scarsità di risorse, che è un elemento non sempre presente sulle coste italiane. Abbiamo aree in cui le spiagge sono poche - argomenta - e quindi si può giustificare l'applicazione della direttiva e delle gare, ma abbiamo tantissimi litorali, come quello Domitio in Campania, dove l'abbondanza di spiagge libere c’è e non si comprende perchè dovrebbero essere messe a gara».

«Il problema, ha evidenziato è che «ormai ci troviamo in una condizione in cui bisognerà fare le gare - prosegue - ma è necessario che il tutto venga inquadrato in una impostazione giuridica che valorizzi chi ha fatto gli investimenti, che tuteli chi ha mantenuto il servizio delle spiagge per tanti anni e che si eviti che gli elementi che portano alla concessione delle singole spiagge possano favorire solo chi ha più soldi».

Sulla stessa linea anche il vicepresidente nazionale del Sib e presidente regionale della Campania, Salvatore Trinchillo, così come l'assessore regionale al Turismo, Felice Casucci. «Se vogliamo tutelare le imprese identitarie del territorio - dice Casucci - è evidente che dobbiamo garantire chi ha gestito fino ad ora queste aree, o attraverso una priorità nelle gare pubbliche» la prelazione di cui si sta parlando in questi giorni «o attraverso tutele o indennizzi, altrimenti c’è il rischio che si dia spazio a grandi soggetti che potrebbero ricorrere al subappalto o a realtà opache, che dobbiamo evitare».

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