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Emergenza clima, a Napoli parte la battaglia di cento associazioni

Per ambientalisti e urbanisti green questa città ha «bisogno di respirare, si deve fermare lo scempio»

Emergenza clima, a Napoli parte la battaglia di cento associazioni

Una manifestazione per l'ambiente a Napoli

NAPOLI. Il Comune di Napoli apre le porte al dialogo sulla proposta di legge a iniziativa popolare contro il cambiamento climatico. Ieri, come ordine del giorno in una riunione della commissione ambiente tutta dedicata alla Campagna Rigenera Campania, fautrice del progetto. Un messaggio chiaro da parte del Comune, che esplicita la propria intenzione a voler integrare i principi esposti nella proposta di legge all’interno del nuovo piano urbanistico della città.

Sono tre i capitoli protagonisti del documento redatto a più mani da oltre 100 associazioni locali e nazionali impegnate in ambito sociale e culturale: un drastico e immediato blocco del consumo di suolo, una solidale strategia per produrre fonti rinnovabili nell’Appenino che possano essere cedute anche alle aree metropolitane e un rivoluzionario rovesciamento del modello intensivo nella produzione di cibo. Macrocategorie che racchiudono al loro interno ciascuna piccola battaglia promossa dagli enti coinvolti. Alcuni dei quali presenti ieri in commissione.

Ad intervenire, l’urbanista Emma Biondonno che parla dell’idea di trasformare le nostre piane alluvionali in 300 ettari di polmoni verdi della città, in una Napoli «che ha bisogno di respirare». Proprio come New York con il Central Park. Nonché dell’importanza di rispettare la fisionomia del territorio su cui fondiamo le nostre radici. In aula, presente anche Francesco Escalona di NuRige Campania che sottolinea l’importanza di accettare l’incombente disastro climatico ma al tempo stesso coordinare una strategia ambientale in grado di «adattare la città al fenomeno» e minimizzare i danni.

Un’attenzione particolare rivolta anche alle tavole delle mense scolastiche: «Cibo nobile per i nostri bambini, che segua un parametro qualitativo e non economico» avanza l’associazione Slow Food in riferimento ad un’educazione consapevole verso il cibo sostenibile e stagionale. Battaglie sociali in nome di tutti gli abitanti del Pianeta e portate avanti da cittadini che, stanchi di una politica disinteressata, si fondono sotto il nome di Rigenera e puntano ai poteri esecutivi. Il 28 dicembre 2023, infatti, Rigenera Campania ufficializza la definitiva proposta di legge e venti giorni dopo avvia la raccolta di firme necessarie per portare il documento al Consiglio Regionale.

In meno di quattro mesi vengono raggiunte 13mila firme, 3 mila in più del minimo richiesto, e coinvolti 18 consigli comunali a sostegno della proposta. È il 16 maggio quando i consensi vengono depositati agli uffici della Regione. E sarebbe dovuto essere il 16 agosto il giorno ultimo per valutare e votare l’iniziativa al Consiglio Comunale. «Lo dice l’articolo 54 dello Statuto Regionale che il Consiglio ha l’obbligo entro i 90 giorni dalla presentazione delle firme» di deliberare la proposta, «ebbene siamo entrati ormai nel sesto mese e nonostante le sollecitazioni, loro continuano ad erigere un muro» denuncia Gianfranco Nappi, direttore scientifico di Infiniti Mondi e coordinatore del Movimento Rigenera.

Un muro che divide ancora di più dopo le notizie dell’alluvione ad Ischia e dell’elevata concentrazione, più del solito, di polveri sottili nella Campania. “Serve maggiore sensibilità e interlocuzione istituzionale”: una richiesta da parte di Rigenera che trova la sua risposta nello spirito collaborativo mostrato ieri dal Comune di Napoli. Magari, l’inizio di una nuova alleanza verso una concreta rigenerazione ambientale.

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