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Rapimento con maxi-estorsione, presi tre aguzzini del commando

Svolta sul sequestro di un 26enne, ma il ras Rullo e il “socio” restano in fuga

Rapimento con maxi-estorsione, presi tre aguzzini del commando

L’indagine è stata condotta dalla Squadra mobile; nel riquadro il boss irreperibile Nicola Rullo “’o 'nfamone”

NAPOLI. «Se non mi fai avere i soldi, ammazzo te e la tua famiglia». Erano in 5, di cui 3 sono in carcere e 2 irreperibili, tra i quali il ras Nicola Rullo. Sarebbero gli autori del clamoroso sequestro lampo del figlio di un imprenditore al quale il gruppo avrebbe chiesto 350mila euro per un debito di circa la metà e non per il riscatto dell’ostaggio rilasciato dopo meno di 24 ore.

A finire in manette sono stati Armando Reginella (difeso dall’avvocato Del Vecchio), Marcello Madonna (avvocato Filippelli) e Carlo Di Maio (avvocato Riccio), tutti da considerare innocenti insieme ai latitanti fino all’eventuale condanna definitiva. Oltre a Nicola Rullo, è latitante anche un suo fedelissimo per il sequestro di persona a scopo di estorsione con rapimento e pestaggio di un 26enne figlio di un imprenditore del Vasto-Arenaccia.

Una brutta storia per la quale è in fuga da una quindicina di giorni il boss “o’ nfamone”, originario delle Case Nuove e legato storicamente ai Contini-Bosti con un ruolo di primo piano. Per gli investigatori della Squadra mobile e i pm della Dda sarebbe il mandante del rapimento compiuto il 28 settembre scorso nella zona della Doganella. Anche il padre, nel corso della stessa giornata, è stato preso in ostaggio per un’oretta, il tempo di fargli vedere il figlio a terra massacrato di botte e spaventarlo. Ma lui, una volta liberato, ha preso subito la strada per via Medina direzione questura.

L’inchiesta è partita e attraverso sofisticate indagini tecniche gli inquirenti sono arrivati al gruppo di sequestratori, che avrebbero chiesto 350mila euro. Dalla dinamica dei fatti, avendo liberato spontaneamente l’ostaggio, si capisce che il rapimento sarebbe stato breve (come in effetti è accaduto) e sarebbe servito per spaventare il padre del 29enne rapito e convincerlo a sborsare i soldi. Ma le indagini dei poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Giuseppe Sasso), coordinati dalla Dda, lo hanno impedito.

Rullo, arrestato a Valencia il 30 dicembre 2023, è tornato in libertà l’estate scorsa grazie alla strategia difensiva degli avvocati Domenico Dello Iacono e Andrea Imperato che hanno chiesto il ricalcolo per buona condotta della pena definitiva da scontare. Di lui nel tempo hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Ciro De Magistris, unico a svelare il mistero del soprannome “’o nfamone”. Un alias, che nel caso di Rullo, non deriva da tradimenti o cambi di casacche ma dal carattere forte del 53enne ras. Più di altri componenti del gruppo evidentemente.

«Conosco Rullo, responsabile dell’Arenaccia e braccio destro di Eduardo Contini - ha raccontato De Magistris - Conosco benissimo Nicola Rullo, dal 1994. L’ho conosciuto attraverso Mimmo Festa, mio amico, affiliato al clan Contini. Anche Festa era quotato nel clan ma Rullo era superiore, anche perché era più violento. L’ho visto picchiare e frustare delle persone; perciò, il soprannome “’o nfamone”.

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